La questione afghana è il paradigma della postdemocrazia , approdo del nuovo governo planetario.
La postdemocrazia lascia in vita le istituzioni democratiche e i loro poteri formali. Ma li svuota , trasferendo i poteri reali alla speculazione finanziaria e ai suoi organi, con il target del massimo profitto.
Pensare che l’uscita sgangherata da Kabul degli americani e dei suoi alleati sia frutto di disorganizzazione è un’ingenuità.
Immaginare gli Usa , la CIA, e tutti i loro armamentari avveniristici e sofisticati ridotti a un esercito di Franceschiello in rotta di fronte a un gruppo di barbari , ancorché bravi combattenti, è fuori da ogni ragionevolezza.
La postdemocrazia prevede che quando si vive una crisi, essa vada aggravata se ciò serve a potenziare le azioni dell’economia finanziaria.
Mario Draghi ha preannunciato “è necessario mantenere i rapporti anche in futuro e investire anzichè in armi in aiuti. “
Il domani garantisce lo sviluppo dei commerci di oppio , di litio, di altri minerali senza il costo dell’occupazione militare. Assicura impieghi per aiuti “umanitari”, riarmo delle forze di resistenza , investimenti per la prevedibile recrudescenza del terrorismo, studi e produzione di armi strategiche che consentano una presenza senza invasioni e chissà che altro.
Questo scenario presuppone l’inumazione del ventennio decorso , uno scollamento delle forze antitalebane, un’emergenza per la sicurezza mondiale, diritti da difendere , martiri e storie toccanti da lanciare per l’etere.
La creazione dell’emergenza consente anche un altro passo in avanti per la postdemocrazia .
Lo svuotamento delle istituzioni democratiche e tradizionali presuppone la loro sostituzione con congegni del mondo finanziario e speculativo.
Dopo la non accidentale debacle, si sarebbe dovuto rimettere la questione afghana sul tavolo delle relazioni fra gli stati.
La Nato , in primis che aveva autorizzato l’intervento, l’Onu o il suo Consiglio di Sicurezza, o un summit degli stati in ritirata allargato a quelli cointeressati , Russia , Turchia , Cina.
Percorsi ignorati dagli uomini politici postdemocratici e dai media.
Mario Draghi , ha evocato il G 20, previa riunione urgente del G7.
Giusto conoscere con esattezza cosa sia il G 20. Esso è il ” foro internazionale che riunisce le principali economie del mondo, che rappresentano l’80% del PIL planetario. . . . si concentra massimamente sulle questioni economiche, finanziarie , monetarie”.
Il G7, stessa storia , soltanto limitata alle 7 economie occidentali più sviluppate oltre il Giappone.
Si istituzionalizza che le decisioni politiche internazionali competono ai mercati e ai loro organismi . D’altronde Alan Greenspan lo predica da tempo senza voci contrarie.
Si parla dell’Afghanistan come scalino ultimo della ‘ fine dell’ Occidente’ .
Non è esatto , è il primo scalino ufficiale della postdemocrazia finanziaria , afferma un nuovo ordine che antepone organismi, obbiettivi, azioni finalizzate alla speculazione e al profitto e dove il resto è armamentario superato.
È resa incondizionata.
Si dice che Pierpaolo Pasolini avesse rampognato i suoi compagni per le professioni di antifascismo ‘archeologico’, cioè dirette al passato, graditissime -sempre secondo Pasolini- ai ‘fascisti’del capitalismo consumista che dominavano in Italia.
Si condannano i fascisti morti e si lascia campo a quelli in vita .
A questo pensavo quando da una parte Mario Draghi evocava il G20 e dall’altra Sergio Mattarella celebrava i martiri di Stazzema .
Anche in questo la postdemocrazia e i suoi uomini non sbagliano un colpo.