Si lamenta spesso come la decretazione d’urgenza e il ricorso sistematico al voto di fiducia annullino l’esercizio democratico del potere legislativo . Ogni tanto vi fa cenno una lettera del presidente della repubblica o qualche dichiarazione dei massimi organi istituzionali.
Come l’ultima in ordine di tempo del Presidente del Senato.
Tutto è parte di una messinscena per far transitare in modo semindolore il passaggio in atto da democrazia ( traballante quanto si vuole) a postdemocrazia.
Cioè da un sistema zoppicante sí,ma rappresentativo dei principi evocati in Costituzione a un altro sostanzialmente soppressore di quei valori.
La postdemocrazia lascia illesa la forma dell’ordinamento democratico e ne annulla la sostanza .
Come avere un frutto perfetto nel suo aspetto esteriore ma svuotato della sua polpa.
Il potere reale passa ad altri centri decisionali che, con la complicità più o meno consapevole, degli attori politici divenuti comparse,danno corpo alla rappresentazione.
Fingere di scandalizzarsi per fiducie e decretazione d’urgenza fa parte del panorama da sempre.
Non sarebbe difficile il rimedio, tutto regolamentare, se ve ne fosse l’intenzione .
La patologia vera è ben un’altra che il Presidente del Senato,ha involontariamente confessato.
Ha parlato di ‘ riforme’ in corso dicendo quelle sí, per fortuna,sono ‘lasciate nelle mani sovrane del Parlamento’.
Ovviamente tutti zitti, media compresi.
Questa- per usare linguaggio domestico-è una bufala senza eguali.
In concreto è l’essenza della svolta postdemocratica che sposta il centro decisionale dagli eletti al ceto funzionariale, naturale alleato del potere finanziario in questo cammino nella postdemocrazia.
Quando nei secoli scorsi,i monarchi erano costretti a cedere alle assemblee il loro potere, fino a allora assoluto,si riservavano degli spazi, fra i quali legiferare su alcuni argomenti.
Per quest’evenienza l’Assemblea rinunziava al potere legislativo che le competeva e promulgava una legge-delega, che ‘delegava’appunto il sovrano a legiferare in sua vece.
Legge-delega, pari pari a quello che esiste nel nostro ordinamento, retaggio della monarchia costituzionale che fu.
Il Parlamento delega il governo a legiferare su un certo argomento indicando principi di base e orientamenti( legge-delega).
Il risultato, cioè il testo di legge prodotto dal governo non torna alle Camere per il voto, ma solo per la sua illustrazione.
E come mi fu detto in prima commissione Camera mentre protestavo per il testo di una legge distante dalle indicazioni della delega : ” Il governo fa come crede . Onorevole, voi non lo votate più,avete deciso di fidarvi”.
Quando si dice che ‘si sono fatte le riforme ‘della giustizia o di altro si dice una menzogna formale e sostanziale.
Quando si dice che è il Parlamento a’fare le riforme’si dice una menzogna formale e sostanziale.
Quando si dice che l’UE ( cosa ben diversa dall’Europa) è ” soddisfatta” della legge -delega e rilascia la prima tranche del boccone avvelenato dei finanziamenti, si dice una cosa corretta.
Ai burocrati finanziaristi di Bruxelles è sufficiente che il Parlamento abbia rinunciato alle proprie prerogative, che le cosiddette ‘riforme’le faccia un organismo sotto il controllo dell’uomo di fiducia Draghi e che vengano redatte dai megaburosauri del governo, i plenipotenziari del diritto amministrativo e alleati naturali di banche e finanza.
La postdemocrazia avanza, la democrazia perisce senza che la veritá sia nella bocca di qualcuno. Anzi.
Dire le cose come stanno è sempre più difficile ma è sempre più necessario. Anche se, forse, inutile