Paolo Mieli : ‘bisognerebbe tornare a votare subito’ ‘ il paese è allo sbando e il governo sgangherato’.
Parole di uno abituato a percepire gli input di coloro che esercitano il potere reale.
Draghi non è stato accontentato e non è presidente della repubblica. Quando tutto sembrava andare al suo posto con la candidatura improponibile della Belloni non restava che lui.
Come nel thriller-tipo spunta fuori l’inaspettato killer:il suo miglior socio.
Il fidato Mattarella che, come da istruzioni ricevute, doveva conservare lo status quo, rioccupare il posto e lasciare Draghi( ignaro ) a sbrogliare la matassa.
Costui rischia la sorte di Monti e tenta di uscire dalla trappola -governo per la porta di servizio.
Il piano B :Si comunica una drammatizzazione della situazione politica, gli opinion maker si adoperano per creare uno scenario da last minute, perché tutto imploda.
D’altronde il più per fare il paese consono alle postdemocrazia finanziaria, Draghi l’ha già fatto.
Basta una scorsa alla bolletta della luce per rendersi conto dell’assestamento anche culturale compiuto.
La bolletta riporta un aumento anormale del costo dell’energia.
Non si tratta di una sfortunata coincidenza. E’ il risultato di una voluta trascuratezza nell’accumulo delle scorte in tempi Covid e alla promozione di UE e governo della green economy. Si è causato il rialzo dei prezzi per valorizzare i titoli energetici tradizionali e i loro futures. Da qui l’azzeramento delle compagnie fornitrici di energia di piccole dimensioni e l’affermazione dell’oligopolio energetico.
Si aggiunga, in politica estera il sostegno alle politiche aggressive di USA e NATO e in quella interna la distruzione di piccola media e micro impresa dilaniate dai costi energetici.
La struttura della bolletta è immutata
Rimangono al loro posto i non meglio definiti ‘oneri di sistema’, le imposte, le tasse, l’Iva, l’iva sull’Iva, i contributi e le contribuzioni, tutto il fardello che raddoppia il puro costo del consumo.
L’intangibilità strutturale della bolletta è figlia della cultura della postdemocrazia finanziarista : pseudo libero mercato, pseudo investimenti in energia pulita. Tutte voci che insieme alle tasse e alle imposte rafforzano l’idea dello stato come ente burocratico dominante, governato da poteri esterni che hanno occupato le istituzioni col consenso di una politica fragile e miope e la complicità di una burocrazia autoconservativa.
Funzionari, burocrati, finanziaristi estranei ai bisogni reali, sostenitori di equilibri teorici di pseudo bilanci che altro non sono che lo strumento di questo cambio di potere, di valori, di rapporti sociali.
Colora il quadro l’erogazione di sussidi. Rifinisce l’affermazione di uno scenario dove un popolo di poveri e semi poveri da sussidiare è prono a burocrazie finanziarie arbitre della ricchezza pubblica, nel mentre si procede alla distruzione dei ceti produttivi e dei facitori di equo profitto.
L’intervento era molto più semplice. Si sarebbe dovuto togliere dalla bolletta ogni onere oltre il costo puro dell’energia. Per tutti. I consumi dei cittadini non si sarebbero contratti, la burocrazia avrebbe fatto un passo indietro, l’inflazione si sarebbe contenuta, la deflazione sventata.
Non sarebbe neppure aumentato il debito pubblico, perché gli introiti da redditi e consumi non sarebbero diminuite e non ci sarebbero stati nè dispersioni nè bonus.
Questa è neodemocrazia applicata, rispetto dei diritti, del mercato reale, delle istituzioni. Il contrario della direzione presa nel colpevole silenzio di molti e con un Draghi che cerca di scendere dal vascello prima dell’impatto con gli scogli.