Anche a causa della guerra non è semplice prevedere fra quanto tempo ‘andremo a sbattere’, per usare una frase cara a Fabrizio Cicchitto.
Attila ha dichiarato che sbaglia chi pensa che lui e i suoi Unni si fermino durante le crisi e le emergenze. Loro -assicura -si muovono a tutto campo.
Attila, attuatore della postdemocrazia finanziaria, sa che le crisi, le emergenze favoriscono la destrutturazione che agevola la svolta postdemocratica.
Il fato lo ha favorito e ha propinato due emergenze enormi, una di seguito all’altra: pandemia e guerra.
Cosí Attila e i suoi Unni hanno potuto dispiegare al meglio tutto il loro potenziale di devastazione, tantochè è possibile che la sua possa essere una guerra lampo più che quella di Putin.
L’arma più efficace in mano a Attila è il vertiginoso balzo del costo delle fonti energetiche.
Chi avesse in animo i destini del popolo italiano dovrebbe compiere una semplice mossa : azzerare a tempo determinato, ogni accisa, ogni tassa, ogni contribuzione, ogni balzello sulle fonti di energia e sulla vendita di gas, carburanti, energia elettrica e cosí via.
Se fossero tolti questi oneri, l’economia nazionale avrebbe un balzo in avanti poichè diverrebbe d’incantesimo da zoppicante a competitiva.
Capace sicuramente di garantire gettiti tributari idonei a compensare l’abolizione dei legacci che avvinghiano le fonti di energia.
Attila lo sa e si guarda bene dal prendere i provvedimenti relativi. Sarebbe contrario al suo disegno distruttivo.
Se i consumatori non vengono graziati dagli iniqui pesi sulle fonti energetiche si provoca la formazione e l’esplosione della miscela più distruttiva:la crescita e la coesistenza di inflazione e deflazione.
Il processo è semplice : l’aumento dei costi energetici provoca inflazione e l’inflazione l’aumento dei prezzi.
L’aumento dei prezzi comporta la contrazione dei consumi.
La contrazione dei consumi causa le riduzione di scambi e produzione.
La riduzione di scambi e produzione porta con sè la diminuzione di circolante, gettito fiscale, posti di lavoro.
La diminuzione dei posti di lavoro, ulteriori rattrappimenti dei consumi.
Il sistema si inceppa e la macchina prima rallenta, poi si ferma.
Attila raggiunge i suoi scopi : devastazione della media e piccola impresa, decimazione della classe media, aumento della dipendenza dai sussidi di stato, esorbitanza del potere funzionariale, occupazione dei gangli vitali da parte delle corazzate della finanza e delle grandi concentrazioni.
Nella sua determinazione devastatrice, in contemporanea preme sull’acceleratore e in nome di una presunta ‘giustizia’attacca su un altro fronte e dà il via alla revisione degli estimi catastali. In questo modo si provoca la conseguenza medio termine di un aumento complessivo dei gravami sulla casa e l’immediata conseguenza di una ulteriore riduzione dei valori commerciali delle abitazioni, primo bene amato e voluto dall’Italia da distruggere.
Attila non contento ha poi dato l’assalto a un altro baluardo della piccola impresa nazionale : i litorali. Anche qui evocando la ‘ giustizia ‘ e la’ concorrenza’. Sulla giustizia velo pietoso. Sulla concorrenza vien da sorridere :potranno le famiglie dei balneari già in sofferenza da pandemia, competere con le multinazionali ( e anche con la malavita organizzata ) miniere inesauribili di risorse per l’economia speculativa e reduci dalle vendemmie causate dall’aumento delle fonti energetiche?
Un piccolo Britannia nel palmares di Attila, da aggiungere al Britannia originale.
Ultimo ma non ultimo : è primario interesse di Attila far salvi i suoi, gli unici che dovranno salvarsi dallo tsunami in arrivo. Da cio’assunzioni a go-go negli antri della iper burocrazia e aumento notevole di stipendi e gratifiche per tutti. Unni e tribù alleate nei ministeri e nel funzionariato. Sono i prescelti per salire nella novella Arca di Noè.
Per gli altri acqua a catinelle.