Si stima che le tre attività a maggior ricavo e migliori utili nel pianeta siano la produzione e scambio di stupefacenti, il commercio di esseri umani, la produzione e vendita di armamenti.
Il deep state statunitense ha da decenni personalità dedicate alla tutela degli interessi dell’industria delle armi.
L’Italia ha un comparto produttivo importante e uno dei marchi fra i più noti al mondo.
Quando, sulla scorta delle dichiarazioni ‘ guerrafondaie ‘ di Draghi si è aperto un dibattito nazionale sul tema, si è dato il via all’ennesimo teatrino.
La realtà prescinde dall”impegno’ del premier su 2% di PIL da impiegare in armamenti Nato e dalle dichiarazioni di Conte.
Le armi si comprano e si vendono comunque, Italia compresa, come si son sempre prodotte e commerciate, senza curarsi della realtà parallela delle dichiarazioni politiche.
L’agone politico spesso presuppone verità diverse da quelle in evidenza. Con Draghi ‘ spesso’ si è trasformato in ‘ sempre’.
Le sue esternazioni sul tema avevano ben altri scopi che l’impegno di spesa.
Draghi con le sue parole ha assicurato che le future forniture belliche del nostro paese saranno pro NATO e non pro Italia o esercito europeo.
Nel contempo la ufficialità dell’impiego del 2% del PIL consente lo scambio di futures sugli armamenti nel mercato dei titoli speculativi.
Come è nella sua mission, Attila Draghi ha agito a favore degli USA e della speculazione finanziaria e contro il paese che governa.
Le forniture all’Ucraina avvengono già senza ostacoli e sono indipendenti dalle dichiarazioni e dagli impegni.
È Draghi stesso che lo dice rispondendo senza remore alle critiche di Conte e rivela che le spese per le armi c’erano anche prima, e maggiori, e che lui si è limitato a confermare una promessa resa alla NATO in anni precedenti.
N. A. T. O. :North Atlantic Treaty Organization.
La funzione anticomunista dell’alleanza si è estinta dopo la fine dell’Unione Sovietica.
Esaurito lo scopo la Nato andava sciolta.
È sopravvissuta per ribadire l’influenza e la leadership economico-militare degli USA sull’Europa occidentale e estenderla il più a est possibile, ben oltre gli Urali.
L’Italia, paese mediterraneo, proteso geograficamente nel sud dell’emisfero e vocato a valorizzare la fascia meridionale del continente non aveva e non ha interessi particolari a spendere e spendersi per una organizzazione militare volta alla primaria tutela della geopolitica nordatlantica.
Non ci sono ragioni profonde nè nazionali nè continentali per la partecipazione a questa alleanza militare nè per dirsi ‘atlantisti’.
Si rafforza uno scenario che vede il nostro paese suddito di più domìni.
Di un’Unione Europea che non è uno stato e della cui configurazione giuridica ancora si discute. Della Germania paese monopolista delle politiche unioniste. Degli USA che determinano attraverso la forza delle armi e della Nato le nostre scelte geopolitiche, energetiche, economiche.
Gli stati europei hanno bisogno di un esercito forte e unito che provveda alla loro difesa. La NATO di fatto lo impedisce ricollocando le risorse militari degli stati europei in un’organizzazione che ha per fine la sicurezza del nord atlantico e dunque di USA ( e Canada).
Dove giocoforza, come stiamo verificando in questi giorni, il continente svolge il ruolo di avamposto sacrificabile. Truppe indigene da schierare in prima linea a difesa del cuore dell’impero.
L’atlantismo sfegatato di Draghi e dei suoi altro non è che una condanna a un pericoloso gregariato anche militare al servizio della postdemocrazia finanziarista che ha la sua stanza dei bottoni al di là dell’oceano. Nel nordatlantico appunto.