Salvatore Esposito viveva a Bologna da 30 anni, ma come la moglie, aveva conservato l’inflessione dei suoi luoghi, trasmessa anche ai figli.
Salvatore e famiglia erano per tutti i “maruchein”, i marocchini.
Stanco di questo stigma chiese se ci fosse un sistema per liberarsene. Gli fu detto che all’alba di un giorno invernale avrebbe dovuto con tutta la famiglia immergersi in un punto del vicino fiume Reno e nuotare a ritroso. Dopo 6 anse avrebbe visto un altarino sulla riva. Sarebbe bastato toccarlo e d’incanto sarebbe diventato un bolognese doc con tanto di idioma giusto.
Così fece e nel faticoso tragitto si affannava amorevole a aiutare la moglie e i figli più morti che vivi per il freddo.
Arrivarono in vista dell’altarino e Salvatore di corsa lo raggiunse e lo toccò.
La moglie gridò “Salvato’ aiuta i piccirilli che se no affùcheno”
E lui “col casso, lasal ban afugher chi maruchein le” ( col cavolo lasciali ben affogare quei marocchini lì).
Quando Meloni, Salvini erano all’opposizione rimarcavano l’anomalia delle accise e ne promettevano l’abolizione.
Appena al governo ne hanno rivendicato l’indispensabilità per la stabilità dell’economia.
Avevano toccato l’altarino anche loro.
Nell’immaginario collettivo il cambio di direzione rimane una ferita, una promessa mancata.
Ancora più dolente se si dà ascolto a un ministro che col prezzo della benzina alle stelle, per esonerarsi da responsabilità e salvarsi le terga ricorda che l’aumento del costo del carburante è attribuibile non alle aziende petrolifere ma all’incidenza di tasse e accise.
Un governo politico più che quelli tecnici ha fra i suoi primi doveri quello di comportamenti giusti, equi e conformi agli impegni.
I problemi etici sono indifferenti per i seguaci delle dottrine del massimo profitto, e delle posizioni postdemocratiche in generale.
Non dovrebbero esserlo per le forze politiche che ai valori di giustizia e equità hanno improntato le loro promesse elettorali.
Fermarsi a questa constatazione può apparire conclusivo, ancorchè banale.
Ma c’è ben di più. Vi è la prova che le forze di governo una volta avversarie oggi sono divenute seguaci delle teorie finanziariste e funzionariali, utili agli speculatori.
La scelta che andrebbe bandita dalla grammatica di un governo dei cittadini è quella della misurazione teorica dell’andamento economico.
L’economia nazionale va misurata con criteri reali, non con i geroglifici astrusi e di cui dicono finalmente peste e corna anche alcuni studiosi e economisti famosi, fino a ieri fautori di quelle teorie.
Funziona così : se per esempio dai conti previsionali venuti fuori dai meccanismi astrusi e noti a pochissimi mandarini ministeriali risulta che per la stabilità dei conti vanno reperiti 100 euro teorici e che vanno recuperati dalla vendita di carburanti, si provvede in questo modo.
È preso il dato dei consumi dell’anno precedente e a esso si applica una maggiorazione tributaria fino all’ottenimento dei 100 euro mancanti. Tutto sembra quadrare, in realtà non torna niente.
L’aumento della tassa provoca la naturale contrazione dei consumi.
L’aumento del costo carburante porta con sè l’effetto inflattivo su moltissimi beni.
Questo genera impoverimento generale e ulteriori contrazioni dei consumi, anche dei carburanti, fino alla deflazione.
Si opera un’operazione teorica di riequilibrio apparente che porta soltanto danni all’economia reale e ai cittadini. Essa però offre una piattaforma di riferimento teorica ma stabile per impostare le operazioni speculative.
Ai dati negativi pratici e obbiettivi si aggiunge il segno negativo dell’instabilità psicoeconomica, della sfiducia più accentuata nello stato visto come esattore di tasse ingiuste, a cui si aggiunge il senso di impotenza e di rassegnazione della comunità che diminuisce ancora il tasso di di fiducia nelle istituzioni.
Forse aver conquistato amicizie potenti e essersi allocati nel Mondo di sopra potrebbe assicurare un lungo futuro di esercizio governo in grembo al potere che conta, anche se lontano da promesse e valori oggi scomparsi dall’agenda.
Ricorda Voltaire: ‘La gente cambia in un giorno. Elargisce con la stessa generosità il suo odio e il suo amore’.
Dalle stelle alla stalle è un lampo.