I 925 parlamentari francesi, deputati e senatori, riuniti nella reggia di Versailles hanno approvato l’inserimento del diritto all’aborto nella Costituzione. La Francia è il primo Paese che decide di inserire l’interruzione volontaria di gravidanza nella propria Carta fondamentale. Sono stati 780 i voti a favore.
Il testo, discusso e definito dopo lunghi dibattiti, è stato interamente riscritto attraverso un emendamento del senatore repubblicano Philippe Bas che ha proposto di completare l’articolo 34 della Costituzione con la formula seguente: «La legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà della donna di porre fine alla sua gravidanza». Emendamento che è stato approvato.
Quindi si parlerà di “libertà” di abortire e non di “diritto”. Viene così modificato l’articolo 34 della Costituzione, che elenca le materie soggette a riserva di legge: vi campeggiano i diritti civili e le garanzie fondamentali accordate ai cittadini per l’esercizio delle libertà pubbliche; i mezzi d’informazione (libertà, pluralismo, indipendenza); i doveri civici, gli istituti di diritto privato fondamentale, la legislazione penale, le imposte, il regime elettorale, l’economia, la difesa, l’istruzione, il lavoro, e il resto che compone il grande orizzonte strutturale di uno Stato moderno che tiene separati i poteri sovrani.
Atteso con ansia dalle associazioni per i diritti delle donne che si battono per questa costituzionalizzazione sin dalla revoca della sentenza Roe vs Wade negli Stati Uniti nel giugno 2022 che ha scatenato un’onda di leggi anti-aborto in tutti Stati Uniti.
“Purtroppo non si tratta di un fatto isolato: in molti Paesi, anche in Europa, ci sono correnti di opinione che cercano di ostacolare a ogni costo la libertà delle donne di interrompere la gravidanza se lo desiderano”, si legge nell’introduzione alla legge francese.
Secondo il rapporto sulla salute e i diritti sessuali e riproduttivi di Dunja Mijatovic, commissaria del Consiglio d’Europa, l’Italia è tra i Paesi che criminalizzano le donne che si sottopongono all’interruzione della gravidanza, che impongono periodi di riflessione e in cui l’obiezione di coscienza può rischiare di mettere in pericolo la salute e la vita delle donne. È inoltre uno dei Paesi in cui negli ultimi anni è stato tentato di limitare l’accesso all’aborto.
In Polonia, un controverso inasprimento della già restrittiva legge sull’aborto ha scatenato proteste nel Paese lo scorso anno. Nel 2020 il Tribunale costituzionale polacco ha stabilito che le donne non potranno interrompere la gravidanza in caso di gravi anomalie fetali.
La Francia reagisce ai rigurgiti reazionari dell’occidente e afferma il diritto costituzionale all’aborto e con esso la forza immutata della laicità dello stato.