In principio fu la task force ‘COVID-19’.
Poi il comitato tecnico-scientifico. Nato per supportare il Governo, ha assunto di fatto ‘i pieni poteri “decidendo perfino sulla sospensione di diritti costituzionalmente garantiti. Si è scorto negli ‘esperti ‘la ‘foglia di fico “giusta e commissioni e task force sono spuntate come funghi. Quella per la fase 2 di Colao, quella del Ministero per l’innovazione, delle “donne per un nuovo rinascimento”, “contro le fake news ai tempi del COVID-19”. L’Istruzione, una per l’emergenza e una per la fase 2.
Anche il Commissario Arcuri e il capo della Protezione Civile Borrelli han preteso le loro strutture di supporto. È’ accaduto l’inevitabile: hanno creato la task force delle task force, “una cabina di coordinamento e scambio di informazioni tra i principali attori istituzionali coinvolti (…) raccolta e accentramento dei dati a disposizione degli stessi attori, per il monitoraggio e l’analisi dell’effettività delle misure(…) l’identificazione dei problemi applicativi connessi a tali nuove misure (…) definizione di modalità unitarie di comunicazione al pubblico”.
Locuzione che incarna il punto di unione fra burocrazia vera e propria, il suo linguaggio e il suo giustificativo ‘scientifico’, in un ingorgo figlio della inadeguatezza della classe governante. Quasi ogni Governatore ha nominato una propria task force per l’emergenza ed un’altra per la fase 2, a cui si sommano quelle dei Sindaci di quasi tutte le città metropolitane. Il totale fa paura: quasi mille esperti. Che uniti a Parlamento, Governo, Prefetti, Governatori e più di 8000 Sindaci, formano una “Armata delle scartoffie ‘che ha partorito 224 atti, in nemmeno due mesi, redatti in un linguaggio e con schemi imbarazzanti per chi avesse solo un po’ di senso del ridicolo.
La classe governante, vittima della propria impreparazione, prima che delle proprie idee, ha fatto degli “esperti’ i decisori, negando la funzione prima e la ragione di esistenza in vita della politica e delle istituzioni e i propri principi fondanti. Sono ancora per l’aria d’Italia le dichiarazioni contro la “casta “e il rigetto dei “tecnici “nominati dai partiti (gli amici degli amici, come dicevano), mentre oggi si è creato e organizzato una rete molto vintage proprio di quei personaggi.
È la cartina di tornasole dell’inadeguatezza del governo del paese e della superficialità comportamenti buoni per successi elettorali, meno buoni per guidare la macchina stato. In questo scenario sembra di rivivere il fallimento di un’altra classe politica. Per salvare la faccia per scelte impopolari erano ricorsi al “Ce lo chiede l’Europa’. Oggi, con i medesimi scopi si sente dire ‘ce lo chiedono i tecnici”. I risultati non Saranno buoni, né per loro, né per il paese.’ Né per la politica che abdica alla sua funzione primaria, di scegliere, decidere, governare.
Forse gli esperti lasceranno il palcoscenico, ma i danni provocati alla credibilità della politica, alla reputazione di questo ceto governante, le lacerazioni al reticolo di diritti costituzionali violentati in nome degli esperti, rimarranno.
Il più funesto dei guai dello stato, la burocrazia che ha dettato i ritmi, composto gli spartiti di questo concerto, finirà per non lasciare neppure un po’ d’aria né alla politica né alle istituzioni