Ringraziamo Silvano Moffa, giornalista e saggista con ampia esperienza di politiche sia di governo che di opposizione, per il suo contributo, che ci auguriamo solo il primo di molti
Dalla protesta alla proposta fu un obbiettivo dell’opposizione di destra non appena la riforma dell’elezione diretta dei sindaci le permise di entrare da protagonista nel palcoscenico della politica nazionale.Da allora (1993)ad oggi molta acqua e’ passata sotto i ponti della politica . Tante cose sono cambiate.I partiti luoghi di confronto e di selezione sono pressoche’ scomparsi. Soppiantata e imbrigliata nelle leadership personali,annullata dai talk show e dall’invasione pervasiva dei social,la politica,quell’arte antica e nobile di confrontare idee e disegnare scenari futuri e’ scomparsa dalla scena nel chiacchiericcio volgare e battutista ,involuta nella incompetenza e nel pressappochismo dei suoi protagonisti. Non si forgiano piu le opinioni ma sono le opinioni spesso le piu’ disparate disarticolate o peggio quelle che attraversano facebook e invadono la rete, che dettano i ritmi del dibattito e i leader -chi piu e chi meno -se ne fanno attrarre nella speranza, non sempre illusoria, di accrescere consenso. Funziona cosi’ e e’ il mantra. E chi non lo accetta e’out. Una volta erano i progetti, il pensiero lungo e di ampio respiro, idee e visioni di futuro ,di società di valori ,gli elementi che incarnavano quel che sinteticamente venivano definite destra e sinistra. Ora solo il pensiero unico ,l’emozione del momento ,lo scoop da afferrare prima degli altri ,gli obiettivi su cui poggiare la propria frenesia da sondaggio. Cosi’si allarga il fossato che separa i cittadini dalle istituzioni e si restringe la partecipazione elettorale e politica. La pandemia, oltre al resto, ci sta facendo capire che per uscire dalla drammatica crisi economica ,sociale ed esistenziale nella quale siamo sprofondati non bastano piu i like e le faccine sorridenti su twitter ne’ i follower che appoggiano l’ultimo post del leader che occhieggia dallo smartphone. Tutto questo se non superato appare per lo meno ridimensionato. La solidarieta’, la competenza ,la responsabilita’ sembrano aver camminato di pari passo con “il crollo etico e politico” e “l’abdicazione di tutti i principi di civilta’( Agamben). Ci troviamo alle soglie di un nuovo inizio. Assumerne consapevolezza e’ il primo passo per non andare a sbattere .Occorrerebbe un nuovo inventario dei valori .Occorrerebbero la individuazione di paradigmi e visioni cui ancorare la ripartenza e la definizione dei modelli di vita ,lavoro ,delle stesse relazioni sociali. Cio’comporta uno sforzo culturale politico straordinario. E se una democrazia per funzionare richiede maggioranze stabili e omogenee difficili da individuare nell’attuale panorama parlamentare non meno importante sempre perche’ la democrazia funzioni, una opposizione propositiva e dotata di senso dello stato. Un’opposizione
che passi appunto dalla protesta alla proposta.Da quel che ci e’dato osservare in Italia l’ opposizione pur se congiunta su piano elettorale appare incapace di comprendere le reali necessita’ del paese. Per altro su molte questioni fondamentali come ad esempio il regionalismo differenziato, l’idea di europa, determinate questioni economiche, le posizioni non appaiono ne’ chiare ne’univoche.Manca una visione di futuro .Andare in piazza per testimoniare la propria esistenza puo’ mobilitare i cuori degli aficionados e dei follower ,ma difficilmente riscalda l’anima di chi vorrebbe sapere qual e’la direzione in cui orientare la ripartenza.
Silvano Moffa