di Paolo Prisco
(Giuslavorista)
Atto Primo
Quando Berlusconi, neo-politico e imprenditore consumato, arrivò al potere fece un forte richiamo alla flessibilità .Disse che in Italia era più facile lasciarsi con la moglie che licenziare un dipendente. Col senno di poi, un esempio diverso sarebbe stato più opportuno. Sta di fatto che quelle parole provocarono una forte reazione della sinistra e del mondo sindacale. Con l’attacco all’art. 18, si attaccavano i risultati delle lotte sindacali post 68. Il proposito venne meno e si passò ad altro. L’art 18 prevedeva la reintegrazione sul posto di lavoro per il dipendente illegittimamente licenziato, nelle aziende con più di 15 dipendenti. La pratica della reintegrazione era scarsamente applicata. L’oggettiva difficoltà per il dipendente non più benvoluto, ad essere reimmesso sul posto di lavoro per ordine del giudice, aveva per conseguenza che generalmente egli optava per la c.d. Indennità sostitutiva. La norma prevedeva anche il diritto a percepire le retribuzioni perse dalla data del licenziamento sino alla data della sentenza di reintegrazione. Somme vistose per la durata poliennale delle cause.
Atto secondo
Il centrodestra è espulso dal governo, la sinistra torna in gran spolvero sostenuta da Ue, omologhi franco tedeschi, tecnocrati della finanza.
Fu così che l’art 18 fu cancellato, confermando il brocardo di Agnelli, per cui una brutta cosa di destra in Italia l’avrebbe potuta fare soltanto la sinistra.
Il fallimento di Berlusconi fu riparato dalla Fornero prima e da Renzi poi. La Professoressa attribuì al Giudice la facoltà di scelta tra reintegrazione ed indennizzo monetario, limitando ad un massimo di 12 mensilità l’entità del risarcimento per il periodo non lavorato. Renzi dette il colpo di grazia all’art. 18 con il suo Jobs act. Non più indennizzo commisurato alla realtà aziendale ma alla durata del rapporto di lavoro, e nessuna reintegrazione se non per i casi, invero più unici che rari, di licenziamento discriminatorio. Dove non poté Berlusconi poterono Fornero e Renzi, nel silenzio di sinistra e sindacati. Il ‘totem ideologico ‘della sinistra abbattuto dalla sinistra finanziaria e di governo.
Atto terzo
Alla sinistra dei diritti si sostituisce la sinistra dei sussidi. Il contentino al mondo del lavoro arriverà dal governo Conte che innalzerà limiti dell’indennizzo. Si stende un sudario su una sinistra di sinistra e si inaugura il tempo di una sinistra di potere, sussidiaria del governo delle finanze, idonea all’elargizione nel solco della destra finanziaria. Il re è morto, e nessuno se n’è accorto, le figure storiche delle lotte sindacali hanno così potuto fare comodamente ritorno nel loro sarcofago
Epilogo
Quando si presenta un lavoratore ingiustamente licenziato o senza motivo vessato, alla domanda su cosa ci sia da fare, la risposta sarà sempre e solo una: provi a rifare il sessantotto o resuscitare Berlusconi.