di Gianni Fava
Il Premio Nobel Friedrick Von Hayek diceva: “C’è una enorme differenza fra trattare le persone equamente e renderle uguali. Mentre la prima è la condizione necessaria di una società libera, la seconda è una nuova forma di schiavitù. “In Italia essa si manifesta anche tramite gli sprechi. Quelli della macchina pubblica sono così irrinunciabili per il consenso che le forze antisistema li praticano senza ritegno. I cittadini sono diventati insensibili tanto che è passata sotto traccia l’ultima indagine (CGIA Mestre) che attesta che gli sprechi valgono il doppio dell’evasione fiscale.
In un paese con la più alta pressione fiscale quello che viene descritto come il principale problema, in realtà non pesa nemmeno la metà degli sprechi della P.A. Viene detto che: “L’evasione non può essere vissuta come un alibi perché ci sono gli sprechi.” E si aggiunge ‘Se portassimo alla luce una buona parte delle risorse sottratte illecitamente all’erario, la nostra P.a. avrebbe più soldi, funzionerebbe meglio e, probabilmente, si creerebbero le condizioni per alleggerire il carico fiscale. ‘Bene. La lettura dei i dati CGIA sulle inefficienze e gli sprechi della P.a., soccorre per il ripristino della verità:
- il costo annuo sostenuto dalle imprese per la gestione dei rapporti con la P.a. (burocrazia) è pari a 57 miliardi di euro
- i debiti commerciali della P.a. nei confronti dei propri fornitori ammontano a 53 miliardi di euro
- il deficit logistico-infrastrutturale penalizza il nostro sistema economico per un importo di 40 miliardi di euro all’anno
- se la giustizia civile italiana avesse gli stessi ragionevoli il guadagno sarebbe di 40 miliardi di euro all’anno
- sono 24 i miliardi di euro di spesa pubblica in eccesso che non ci consentono di abbassare la nostra pressione fiscale alla media UE
- gli sprechi e la corruzione presenti nella sanità costano alla collettività 23,5 miliardi di euro ogni anno
- gli sprechi e le inefficienze presenti nel settore del trasporto pubblico locale ammontano a 12,5 miliardi di euro all’anno.
Il saldo è pari al doppio della calcolata evasione, ma soprattutto alla metà dell’Irpef annuale. Il nostro è un paese dove ci si indigna di continuo. Gli indignati seriali sono concentrati sullo stile di vita di Vanda Nara o sulla prostatite di Briatore, ma non spendono una parola sul fatto che si butta la metà delle imposte dirette in sprechi che servono a orientare il consenso e validare un modo pessimo di gestire la cosa pubblica.
La soluzione non può essere che perentoria: smontiamo lo stato, questa macchina inefficiente nelle sue articolazioni apicali. Ogni tentativo di rimediare con delle correzioni risulta tanto inutile quanto rischia di essere ulteriormente dannoso. Il medico pietoso fa la ferita purulenta e il pesce puzza dalla testa. Bisogna partire da lì. Uno stato che nel tentativo di rendere tutti uguali dilapida il frutto del lavoro che i cittadini gli versano in sprechi, costi e finto lavoro dove non c’era economia di mercato e ha massacrato quest’ultima per trovare le risorse che non aveva non merita terapie blande. Questo stato va disarticolato e vanno rafforzate le autonomie responsabilizzandole. Il diritto è all’ equità ma non si racconti più che siamo tutti uguali. Non è vero e non è giusto, anzi è fonte di iniquità e miseria.
*già assessore Regione Lombardia, parlamentare Lega Nord, oppositore delle politiche salviniane