Pizzaballa, cognome evocativo per i calciofili. Portiere piccolo di statura, gatto fra i pali meno sicuro fuori, estremo difensore dell’Atalanta. Più famoso ancora a causa della collezione figurine Panini.
La sua era l’immagine d’esordio dell’album: Atalanta la prima squadra dell’ordine alfabetico,lui numero 1.
Era anche figurina semintrovabile, costosissima negli scambi e perfino pagata in denaro.
Per moltissimi Pizzaballa era quello lì . Ma ce n’è un altro. È un cardinale persona di qualità a quanto si dice.
Il cardinale ha espresso in un quotidiano le opinioni sue e della casa madre.
Su ” Gaza” auspica ” la pace” .
Tautologico rammentare che la ‘pace’ la vogliono tutti. La predicava perfino Stalin, padre dei lavoratori e ambasciatore di pace per centinaia di milioni di persone, 8 milioni dei quali erano italiani, compresi padri costituenti e futuri presidenti delle più alte istituzioni.
Di questa banalità non fa giustizia la proposta di soluzione del conflitto: “due popoli due stati”.
Conclusione comune a una marea di dichiaranti. Costoro, Pizzaballa incluso, sembrano di ritorno da un lungo e straniante viaggio nello spazio e appaiano come digiuni di notizie e privi del senso di orientamento. Ci sono un po’ tutti fra quelli che sembrano scesi dall’astronave: da Biden a Meloni, a Schlein, a Bergoglio, all’intellighenzia planetaria.
Sembra non sia chiaro che la soluzione nella bocca di tutti è buona per corredare novelle per bambini, fantasiose, irrealizzabili, spesso ingannatrici.
Per dimostrare quale scudo ipocrita sia, è bastevole la inamovibile determinazione dei due popoli in guerra: di due stati proprio non ne vogliono sapere.
Anzi un belligerante ha per target irrinunciabile la cancellazione
dalla faccia della terra dell’altro, come un postumo compimento di una indimenticata endiosung der Judenfrage, interrotta bruscamente a suo tempo da una guerra perduta.
Pizzaballa si è tenuto a galla a buon mercato in questo stagno di improbabilità, ambiguità, banalità.
Non si fermato lì, ha voluto dire di più.
Non proprio farina del suo sacco, poichè ha ripetuto il pensiero di S.E. (Sua Eminenza) Parolin, che se non si è male inteso, nella gerarchia gli è superiore. S.E. condanna “FERMAMENTE” il massacro del 7 ottobre’ ma giudica “una risposta ‘sproporzionata’ quella israeliana all’attacco’di Hamas”.
Pizzaballa “Condivido ciò che ha detto Sua Eminenza, è una risposta SPROPORZIONATA.”
Qui si è capito che taluni sembrano non soltanto essere scesi or ora da un’astronave dopo un lungo vagare negli spazi. Sembrano anche aver perso le coordinate, l’equilibrio, il buon senso.
Due alti prelati si trasformano in esperti di cose militari, tecnici di eventi bellici . Neanche Andrea Margelletti l’indiscusso più valente degli esperti di tecniche militari nei paraggi, si è avventurato in simili dichiarazioni.
Anche perchè la categoria della ‘ proporzionalità’ è un fuori tema rispetto al contesto.
Confondono la ‘rappresaglia’, la ‘ritorsione’, la ‘spedizione punitiva’ con la ‘guerra’.
In ‘guerra’ non c’è ‘proporzione’o ‘sproporzione’. C’è una dichiarazione di fatto (massacro 7 ottobre) e un inizio ostilità.
La guerra termina non con il criterio di ‘proporzione e sproporzione’ ma su quello di cessazione della ostilità seguenti all’esito del conflitto. Per dirla semplice una guerra termina con uno che vince e uno che perde.
Non a caso Francesco evoca la resa (bandiera bianca) per porre fine al conflitto russo-ucraino.
Si osserva come sia contraddittorio invitare l’aggredito ucraino a arrendersi e a non fare altrettanto con l’aggressore Hamas.
Suona premio ai guerrafondai : vince la Russia non perde Hamas.
Se si volesse la pace non ci dovrebbe essere in campo il criterio di proporzionalità ma quello della resa degli aggressori : Russia e Hamas.
Giusto il contrario degli improvvidi auspici di Pizzaballa.
Cose che succedono quando invece che le regole e la ragione si fa valere la pietas. Tantopiù se a corrente alternata. Si piange (con ragione) sui bimbi di Gaza, non lo si fa (a torto) su quelli resi poltiglia dai bombardamenti dei liberatori e dei potenti di ogni latitudine e di ogni tempo.
Troppo ipocrita, troppo ingiusto, ma ormai frutto ordinario e avvelenato del pensiero unico e del politically correct.