Il costituzionalista di punta del Pd Stefano Ceccanti, sostiene le ragioni del SI’, oggi il Parlamento lavora male, lo status quo è indifendibile, e il taglio è un primo passo, una breccia per aprire la strada a un cambiamento”. E poi ..”il Parlamento nazionale non ha più l’esclusiva nella produzione di norme. Le Regioni hanno potere legislativo e il nostro Paese deve adeguarsi alla crescita del rilievo normativo dell’Unione europea. Di conseguenza, si è sviluppata la ragionevole spinta a ridurre il numero dei parlamentari. Ceccanti ricorda che in seguito al processo di devolution si parla di diminuire i deputati nel Regno Unito e in Francia. E ancora ‘Se vincesse il sì, avremmo un numero di parlamentari uguale a quello che fu pensato dalla commissione De Mita-Jotti nei primi anni ’90, ben prima della crescita delle forze populiste. E onestamente non si capisce per quale motivo dovrebbe essere una riforma antidemocratica”
“Nel 2016 – spiega Ceccanti – con il governo Renzi, ci eravamo battuti come Pd per un monocameralismo politico e penso che quella battaglia vada rilanciata. Ma quel referendum come è noto lo perdemmo e quindi più che di monocameralismo possiamo parlare ora di taglio dei parlamentari”. Anche riguardo al vulnus che si determinerebbe nella rappresentanza di alcune regioni, soprattutto al Senato, nulla quaestio. Ceccanti spiega come anche le regioni più piccole avrebbero adeguate rappresentanze. ‘Veniamo al fronte del NO. In uno degli interventi più duri ascoltati alla Camera in occasione del primo voto sulla riforma costituzionale, nel maggio di un anno fa fu detto: “Oggi, noi su questo provvedimento non registriamo né solennità né concordia. Non c’è solennità perché questo è uno spot elettorale e basta! È un taglio casuale numerico! Non c’è stata alcuna volontà di affrontare i nodi strutturali di un bicameralismo ripetitivo totalmente indifendibile. Si poteva scegliere un’opzione monocamerale, che risolveva i problemi anche di maggioranze diverse. Si poteva scegliere un bicameralismo differenziato, per affrontare la questione delle autonomie territoriali.”
E poi: “Non c’è alcuna consapevolezza dei riflessi dei numeri che si adottano: ve l’abbiamo spiegato più volte cosa significa avere un Senato eletto a base regionale con 200 persone, quali soglie implicite si determinano, quali effetti si determinano sui Regolamenti parlamentari, sui numeri della composizione dei gruppi, della composizione delle Commissioni. Non vi è interessato questo, perché c’è solo lo spot elettorale da fare! Oltre a non esserci solennità, non c’è neanche concordia, quella che dovrebbe esserci in materia costituzionale”. Infine ‘Bisogna saper spiegare agli elettori anche le scelte impopolari, come lo è votare contro questo spot elettorale, che è il nostro dovere, e noi esercitiamo questa responsabilità”.
Parole definitive per spiegare le ragioni di un NO categorico e irrinunciabile. Pronunciò nell’aula di Montecitorio questa implacabile requisitoria contro il taglio dei parlamentari, il costituzionalista di punta del Pd, Stefano Ceccanti. Nessuna omonimia, è proprio la stessa persona. Per cui gli elettori, di fronte alla scelta tra no e sì, si trovano anche a scegliere tra il dottor Ceccanti e mister Hyde. Più ‘ che incoerente, imbarazzante, ma d’altra parte il Pd è da tempo il partito che su questo piano ha i suoi seri problemi. Parafrasando la Mannoia: “Come si cambia, per non morire”.