Fdi nacque anche come alternativa al PDL ritenuto  sodale della maggioranza finanziarista globalista postdemocratica. 

Si pose  all’opposizione, in particolare del governo Draghi, valutato come  tecnocratico, burofinanziarista, antinazionale.

Unico partito non in maggioranza all’opposizione predicava un cambio di rotta, con progetti, messaggi e consensi conseguenti.

Alcuni si dissero sicuri che Fdi era insincero in quelle promesse e che in realtà era di conserva con tutta la compagnia. La previsione era che il Fdi avrebbe dato vita non a un governo di reale cambiamento ma a una sorta di Draghi 2. 

Così è stato.

Non  saranno elencate le promesse mancate. Più proficuo descrivere la certezza irrealizzata: il governo immaginato.

Cosa avrebbe dovuto fare il governo immaginato è una lunga teoria di cose incontenibili  in un pezzo giornalistico.Ma è doveroso dare il cenno di nodi fondamentali ignorati dai media e neppure sfiorati dalle polemiche giornaliere.

L’Ue è una realtà di cui prendere atto. C’è ma va cambiata.

Fuorviante è lo slogan ‘ Giorgia cambia l’Europa’. Non è accaduto. È accaduto il contrario senza che nessuno del grande partito postdemocratico unito (da pd a fdi) colpo ferisse.

Il governo immaginato, per cambiare l’Europa avrebbe affrontato alcuni passaggi ineludibili, che avrebbero promosso l’Italia e il suo interesse nazionale.

 Il governo immaginato non avrebbe approvato nessun patto di stabilità nè accettato parametro alcuno senza basarsi sui dati di economia reale e non teorica e previsionali su risultati certi e non immaginari e senza che non si conteggiasse il risparmio privato di cui l’Italia è primatista.

Così facendo sarebbe cessata la litania delle passività conseguenti dall’eccesso di spesa pubblica e debito pubblico, poichè il risparmio e il patrimonio immobiliare privato avrebbero mutato la pagella del paese.

Andava annullato lo spauracchio dello spread mediante l’approvazione di una proposta di legge anche di Fdi, che prevedeva l’impiego del risparmio nazionale destinato agli investimenti cartolari, alla sottoscrizione del debito pubblico e per il sostegno dell’azionariato imprenditoriale italiano, come dice anche la Costituzione ( art 47 C).

Il governo immaginato avrebbe eliminato la ferita dell’economia nazionale ben espressa da  ‘Ilsole24ore’ “Risparmio, solo il 16% resta in Italia”

Il risparmio degli italiani diventa per l’84% dollari, moneta concorrente dell’euro, e si riversa come costo nell’economia nazionale. Modo neppure ingegnoso di rovinarsi con i nostri stessi sacrifici.

Ogni centesimo delle risorse sarebbe destinato dal governo immaginato a colmare le emergenze nazionali, prima fra tutte il dissesto idrogeologico e il gap infrastrutturale (comunicazioni). Non certo a quelle dettate dall’Ue.

Il Fdi aveva rifiutato il Pnrr, e così avrebbe fatto il governo immaginato e non avrebbe fatto assistere all’accettazione trionfalistica dei ratei.

Il governo immaginato avrebbe poi rotto con la truffa postdemocratica  della misurazione della crescita mediante il valore del Pil. Unità di misura cara alla speculazione ma non all’interesse nazionale nè alla verità.

Il governo immaginato avrebbe dovuto privilegiare un parametro che desse  la misura reale del benessere (c.d.Wellbeing, o B.E.S. benessere equo e sostenibile).

Il governo immaginato non avrebbe accettato il recente Piano Draghi per l’Europa. 

Il governo immaginato avrebbe ridotto le imposte, oggi in vistoso aumento (fiscalità reale 52,6 % per il ceto medio).

La questione non è se il governo  attuale sia meglio o peggio di quelli precedenti. 

Nè se un eventuale diverso esecutivo avrebbe fatto meglio o peggio.

È che si è uccisa la speranza, nonostante le affabulazioni, di ogni possibile cambiamento e di protagonismo degli interessi dei cittadini e della comunità.

Metà degli italiani ha già rinunciato a farsi complice di questa sciarada, sfilata ciarliera  di attori più o meno consapevoli della loro irrilevanza e della sottomissione a chi conta, dell’appartenenza al partito postdemocratico unito.

Il cittadino che non vota sa o ha intuito che la sua espressione di volontà è destinata a essere inane e comunque si riduce a manifestazione della preferenza su sfumature diverse dello stesso agglomerato politico e istituzionale.

Questo punto di riflessione è il dono per le feste di fine anno ai pochi ma graditi lettori.