“Un uomo politico è uno che ha un’idea personale delle cose. Non è uno che si mette a chiedere ad altri che cosa deve pensare e che cosa deve fare” Galli della Loggia ha sorpreso col suo editoriale di venerdì 12/6 sul Corriere della Sera, per la nettezza con cui ha espresso i concetti, trascurando gli abituali chiaroscuri che escono dalla sua penna. Scrive il professore: “Avere una visione complessiva delle cose che per una determinata società sono importanti e dare ad esse un ordine di priorità, consiste nell’avere poi un’idea circa i mezzi per realizzare tali cose e nel sapere se tali mezzi sono o no disponibili, e infine, se non lo sono, significa sapere perché ciò accade e studiare come fare allora a dotarsene”. Poi critica senza giri di parole l’abuso, da parte del Governo Conte, di commissioni e task force, a partire da quella guidata da Colao “Non vorrei apparire irriguardoso verso la meritoria fatica a cui gratuitamente questa Commissione si è sobbarcata, ma mi domando: davvero nel governo Conte non c’era nessuno che avesse mai pensato all’opportunità di attuare qualcuna delle cento e passa proposte indicate oggi dalla Commissione Colao, tipo sburocratizzare l’amministrazione o portare l’Alta velocità al Sud? Davvero siamo a questo punto? Se istituisce una commissione di esperti la istituisce semmai perché questa gli consigli il modo tecnicamente migliore per fare una certa cosa che egli ha già deciso di fare. Non già perché la commissione stessa (…) gli scriva lei un intero programma di governo.”
Il Professore richiama alle sue responsabilità il governo, svelando come in realtà le commissioni (ma anche gli Stati Generali) altro non siano se non un “espediente, una scappatoia” utile solamente “a prendere tempo e a fingere di rispondere alla domanda politica divenuta incalzante di fare qualcosa; a mostrare di essere pronti ad ascoltare la «società civile», che fa sempre un buon effetto; infine a profittare del gran numero delle proposte per poi scegliere e adottare quelle più gradite, facendole però passare per proposte «tecniche»”
Per Galli della Loggia infine, il taskforcismo dilagante è anche “spia del male forse maggiore del nostro sistema politico: la patologica difficoltà di decidere (…) Non già su mance e favori o su «fare le nomine» – affonda senza riguardi il Professore – chi in Italia è al vertice (…) ha il terrore di decidere quando si tratta invece di cose davvero importanti, di scelte strategiche che sono destinate a scontentare gruppi o interessi importanti. Ovvero destinate a scontrarsi contro il sabotaggio più o meno occulto di qualche centro di potere burocratico-amministrativo”. E allora il sogno di ogni politico italiano è, per Galli della Loggia, che “la decisione vada bene a tutti. E quindi per arrivarci rimandare il più possibile, radunare tutti, sentire il parere di tutti, convocare Stati generali i più generali possibile, escogitare le formule verbali più tortuose e ambigue pur di mettere tutti d’accordo. D’accordo su decisioni che alla fine, però, non possono che essere quasi sempre pessime perché prese per l’appunto allo scopo di soddisfare le opinioni e gli interessi di chiunque. Fare in modo di essere tutti d’accordo: questa è in Italia l’ideale di democrazia larghissimamente prevalente nel ceto politico”. Se anche lui e il Corriere hanno rotto gli indugi ,gli alibi per chi ancora tace sono al lumicino.