Tempo fa feci della satira in vernacolo sulle latitanze americane del sindaco. Dicevo fra l’altro “Ganzo lu’ è vito n’Merica …,laggiue,co la moglie nova chi s’è visto s’è visto.’Diciveno ‘è bravo,vuol bene a Rezzo.E’ visto tutte le sere come ce ‘nforma a Teletruria ,sembra un babo bravo.E ha ditto che siamo la su “famiglia”.’Nveci s’è cavo dai tre passi ,è stato via un se sa quante,mentre quie c’ereno gli stecchiti tutti i giorni. La gente a chesa , tutti chiusi e lu’ a fare il latinlove nelle ville della signora. Noi la su’ famiglia? ‘Na sega…E’ vito pe i cavoli sua quando c’era l’emergenza.Eppù se fusse vito a fare anco ‘l vaccino a pago sarebbe da buttallo nel buttino.’ ‘Ora unnesagerare questa sarebbe troppo grossa.’
Ebbene fuor di satira la cosa ‘troppo grossa’ s’è trasformata in realtà.
Una realtà grave e avvilente. Se si pensa al contesto, addirittura allarmante. Costui ,dopo essersi lamentato che sebbene sindaco non gli fosse stata riservata una corsia privilegiata per il vaccino, ha continuato come in un delirio di onnipotenza a considerare quasi un peccato di lesa maestà il fatto che l’Asl gli avesse denegato il diritto al privilegio, tanto da dolersene pubblicamente anche qualche giorno fa .Tanto da costringere il direttore asl a intervenire ribattendo le pessime motivazioni di Ghinelli.
Che così ha rimediato un’altra figuretta .
Costui quasi a riparare un torto subito in patria si è avvalso delle sue facoltà di coniuge di cittadina statunitense e si è vaccinato in USA, aggiungendo brutta figura a brutta figura, privilegio a privilegio.
Questo deleterio habitus mentis da vera razza padrona (cosa che farà rivoltare nella tomba chi a ben altro costume di vita l’aveva avviato) e il fare conseguente, stride come gesso spaccatosi nella lavagna con il suo dire che Arezzo è la sua famiglia e dunque gli aretini figli suoi. Figli sì ma in quale considerazione? All’università si diceva che le matricole contavano ‘minus quam merdam’. Il linguaggio popolare richiama l’ormai universale ‘io so io e voi non siete un c..o.’. La realtà aretina porta semplicemente lo sconforto di uno, autonominatosi babbo, un po’così, un sindaco-comandante che mentre c’è la tempesta e l’equipaggio è in pericolo piglia l’elicottero e parte verso il castello dell’amata. Una città offesa nel suo profondo, impotente di fronte a questo squallore etico. Tutti in fila a aspettare il proprio turno meno lui. Spot di una comunità piegata da sodalizi perniciosi fra autorità e classe dirigente sempre attenta alla propria tutela, di cui questo Ghinelli appare idoneo rappresentante,
Agli aretini dal canto loro va ricordato che mal voluto non fu mai troppo e che possono benissimo continuare così. Fra un po’tanto siamo in fondo al pozzo.