Intervistato da G.M. Jacobazzi, il garante dei detenuti e membro del CSM, spiega il suo punto di vista.
«Votare ai referendum è importante. lo voterò convintamente vari sÌ. Certo, la data è talmente infelice da far sospettare che sia stata scelta apposta per affondarli, e i quesiti sono nascosti sotto un silenzio assordante dei media». A dirlo è Giuseppe Fanfani, nipote di Amintore, awocato penalista e garante dei detenuti della Regione Toscana, già deputato del Pd e membro laico del Csm.
Onorevole, il Pd è contro i referendum.
«Guardi, io ho passato oltre 50 anni con la toga sulle spalle e sono stato uno che ha difeso fino in fondo i magistrati negli anni delle leggi ad personam. Però mantengo intatto il rispetto della Costituzione, per la separazione tra poteri e l’autonomia e l’indipendenza della magistratura Tra i magistrati ho tanti stimatissimi amici, ma non posso non dire che oggi la magistratura sbaglia e dimostra di non cogliere l’importanza dei segnali di sfiducia che arrivano nei suoi confronti».
Il quesito più importante?
«Quello sulla separazione delle carriere. Premesso che anche Giovanni Falcone vi era favorevole, chi è giudice faccia il giudice, chi fa il pm faccia il pm. CosÌ il cittadino si sentirà certo di essere giudicato da un soggetto che non abbia con il pm quelle contiguità antipatiche che spesso sono il frutto inevitabile della permeabilità delle due funzioni».
Poi?
«Quello sulla modifica del sistema di elezione dei togati al Csm. lo ho avuto la ventura di vivere dall’interno le dinamiche a Palazzo dei Marescialli e di vedere quanto le correnti spesso abbiano prodotto gli effetti distorsivi del sistema che sono stati denunciati anche in un recente libro di grande successo. II referendum è l’occasione per esprimere la lontananza di tale sistema dalla sensibilità sociale».
Il terzo quesito riguarda la possibilità di cambiare il sistema di valutazione dei magistrati.
«Adesso le valutazioni risultano tutte positive con valori superiori al 99%. È come se tutti i magistrati fossero impeccabili, mentre avendone conosciuti tanti posso dire che accanto a persone di indubbio rigore morale, ve ne sono altre che hanno le stesse caratteristiche dei comuni mortali, con virtù e vizi che sono propri di costoro. Se ciò è vero, e non mi pare contestabile, significa che le valutazioni tutte positive non dicono il vero».
Per quanto riguarda l’abrogazione della legge Severino?
«La norma fu il frutto di una evidente esigenza moralizzatrice. L’aspetto più contestato è la sospensione dalla carica per gli amministratori che siano stati condannati anche solo in primo grado, ritenuto in contrasto con l’articolo 27 della Costituzione. II quesito è molto personale poiché separa nettamente il pensiero di coloro che ritengono che gli amministratori condannati non abbiano più i requisiti di onorabilità richiesti a chi sia chiamato a gestire la cosa pubblica, da coloro che ritengono che si debba invece in ogni caso attendere l’esito finale del processo, ben sapendo che, data la lentezza lumacale della giustizia, le sentenze arriverebbero comunque dopo la conclusione dell’incarico politico. Aldilà dell’ esito del referendum, la legge, cosi com’è, non penso posso avere lunga vita».