La lista dei ministri è l’ulteriore tappa verso la postdemocrazia della finanza.
I partiti sono rappresentati secondo uno schema collaudato, il ‘manuale Cencelli’. Draghi e Mattarella hanno tenuto conto delle percentuali di ogni singola compagine e hanno assegnato i ministeri. Anche secondo le forze interne a ciascun partito
Al PD, un ministro per corrente, a FI tutti e 3 a chi conta, a Gianni Letta, Ai 5stelle esclusione di amici di Conte e Casalino. Con la Lega, raggiro da maestro. Ha assegnato al partito due ministeri ‘civetta’, ininfluenti ma di gran spolvero, e a Giorgetti un ministero pesantissimo. Il rebus è se Giorgetti sia più per il clan di Mattarella e Draghi o per il vascello che ha grazie a lui invertito la rotta e obbiettivamente ha concluso la sua funzione. La risposta non sembra difficile. Draghi e Mattarella hanno salvato il quadro formale. Per la polpa han fatto strike. I ministeri base sono stati coperti da personaggi del clan finanziarista e filo UE. Che Draghi e Mattarella lavorino per l’UE e i suoi azionisti di maggioranza lo prova un dato inconfutabile: la conferma di Di Maio agli esteri (nel governo Conte era parte della barzelletta in questo è un’offesa agli italiani). Della Lamorgese agli interni (unanimemente un disastro) ma adatta a non fronteggiare l’immigrazione clandestina e assicurare manodopera a poco prezzo. Ancora peggio la conferma di Speranza alla salute. E Speranza vuol dire Arcuri. La formazione gesuitica e la tradizione politica prossima all’antica DC, hanno guidato Draghi e Mattarella. Alla fine della fiera il duo ha composto un puzzle che prevede : 1.formale rispetto delle istituzioni 2.rappresentanza maggioritaria e proporzionale dei partiti e delle loro maggioranze interne 3 sterilizzazione del loro peso con attribuzione di ministeri bandiera 4deresponsabilizzazione sui ministeri più delicati con la conferma dei precedenti titolari 5 assunzione di tutti i ministeri che interessano l’azione UE sull’Italia 6.Azzeramento di fatto dell’opposizione interna e all’UE.7.Sostegno di un’informazione da pensiero unico che continua a ammannirci veline quirinalizie e sciocchezze ( recovery è un nuovo piano Marshall).
Giulio Tremonti, non proprio l’ultimo arrivato, sui recovery fund, la verità l’ha detta ‘con il recovery fund l’Italia diventerà una colonia”. E aggiunse ‘I contributi sono condizionati alla presenza di riforme di stile europeo. Sia sulle riforme che sugli investimenti, il controllo prenderà la forma del condizionamento. Constateremo quanto sarà duro dipendere dalle condizioni europee. ‘Cosa succederà ce lo ha detto Draghi chiaro nella sua prolusione al G30, ritenuta la sua investitura a primo ministro italiano. Non ci saranno soldi per tutti. Saranno selezionate le aziende da supportare in base alla garanzia di futuro profitto. Una specie di darwinismo economico. Chi non garantisce profitto dovrà essere abbandonato a sé stesso. Le piccole attività e le imprese a conduzione famigliare non potranno esistere, lasciando così spazio solo alle grandi catene gettando sul lastrico milioni di famiglie. La terapia prevede che occorra ‘prevenire danni collaterali attraverso un irrobustimento del sistema finanziario”. Che tradotto significa deviazione del flusso finanziario da produzione a banche e speculatori. Insomma tutti coloro che possono alimentare il sistema finanziario con investimenti ad alto tasso di rischio. Governo ad hoc, per il delitto imperfetto, ma che resterà impunito. Non ci sono oppositori reali e ognuno ha il suo ministero e il salvacondotto per la sopravvivenza.