Molti avranno ritenuto di essere in un fanta biopic di Silvio Berlusconi nel leggere che costui ha criticato il metodo soggettivo e secondo le preferenze dei capi usato per selezionare i candidati alle elezioni.
Per completare il tuffo nella fantascienza ha auspicato il ritorno al PDL, con ‘Giorgia e Matteo dentro’.
Sui candidati, il sistema Berlusconi è rimasto invariato nei quasi trent’anni di presenza nel proscenio.
Dall’educatrice dei nipoti, alle attrici talvolta un po’ porn, all’amico dell’amico, alla piu’ bella del reame, la scelta prescindeva da valutazioni politiche, di aderenza ai valori della platea elettorale, di competenza, di capacità. I parametri erano altri.
Potrei dirne per la gioia dei guardoni della vita del prossimo ma è sufficiente quest’accenno.
Come addirittura offensivo dell’amor proprio del suo enunciatore è il richiamo a un nuovo Pdl, che fu per il proponente di oggi, non un grande veicolo per una reale rinnovamento ma un mezzo per fagocitare e stritolare gli alleati.
Salvo poi disfarsi dell’attrezzatura a strage terminata.
Tutti strumenti per riaffermarsi, re, dux, califfo.
Molti hanno creduto o lavorato per un’Italia che non fosse governata da quanto nel gergo comune dell’endolinguaggio della politica veniva definito ‘ cattocomunista’. Poi hanno visto evaporare le proprie speranze non tanto per i colpi del destino per le iniziative degli avversari. Tutto è svanito per per le proprie insufficienze, fra le quali si sono distinte le operazioni e i metodi stile Berlusconi.
Non pochi di loro, presumo, avranno avuto il moto di sdegno che ho avuto io, alla lettura della nuova dottrina di colui che fu ‘il federatore’
Non voglio sottacere questa reazione a caldo, poco politologica, molto impulsiva, ma dovuta.
Poi la riflessione, la rilettura e la conferma : Nulla è cambiato . Costui rimane il più scaltro di tutti e lotterà per i suoi fini sino in fondo, in barba agli italiani, agli obbiettivi che dovrebbe avere un vero leader .
Il Presidente non ha cambiato neanche una virgola del suo pensiero.
Più semplicemente ha ragionato : ‘se vado in alleanza chi li sceglie i candidati? Non io. Non ho più i numeri per dettare legge e non ho neppure più una volpe da combattimento come Verdini. Se si va con le regole di sempre, posso scegliere al massimo 1 forse 2 candidati ogni 10 .
Tutti gli altri li scelgono Giorgia e Matteo.
Meglio inventare un altro sistema di selezione che sottragga il pallino dalle loro mani e mi possa rimettere in gioco.
Io affabulo meglio di loro, televisioni e quotidiani faranno il resto. Forse far finta di far scegliere gli elettori mi può avvantaggiare. Comunque è chiaro che se non si cambia sistema vengo sotterrato.’
Poi facile immaginare che si sia chiesto: ‘Se mi riesce il colpo, come li faccio fuori questi qui?
Il modo migliore è togliere loro le autonomie, gli apparati, e fare tutta una frittata . Come feci con An.
Poi vedrai che rifarò come mi pare.’
Il lupo non perde nè il pelo nè il vizio . A 85 anni per vincere ancora, la cosa migliore è percorrere sentieri già battuti, specialmente quando i competitor secondo lui, come ha chiaramente detto, fanno la serie A, ma per le loro qualità forse in C farebbero fatica.
Siamo all’ennesimo trucco tentato, ma che non cambia il quadro.
A forza di giochi e giochetti, di bucce di banana ( che meritano un pezzo a parte), forse l’impalco che ha condannato l’Italia a questa orribile classe dirigente sta per piegarsi su se stesso.
Forse. Come disse Lenin, ‘la miglior dote del rivoluzionario è la pazienza’