Riccardo Nencini
Presidente della Commissione Istruzione e Cultura del Senato, Presidente del Psi
Mi chiedo dove sono i Soloni che quattro anni fa, al tempo del referendum, si indignavano per la costituzione ferita. Ora che il Parlamento è stato ridotto a uno straccio, regna il silenzio sovrano.
Non parlo di Ainis, di Cassese, di Armaroli e di pochi altri. Parlo di certa sinistra, giuristi sempre pronti a farti la morale salvo dimenticare l’abbecedario per ragioni di nobiltà dubbia. Noi no, i socialisti non hanno dimenticato
Dal marzo scorso, ripetutamente, mettiamo in guardia sull’abuso di Dpcm, sulla proliferazione delle task force in spregio alle Camere, su decreti legge discussi da una Camera, soltanto da una Camera, e ratificati, solo ratificati, dall’altra.
Si dirà: siamo in emergenza. Vero, allora perché altrove – Germania, Francia, Spagna – i Parlamenti lavorano a pieno ritmo e qui no? Perché altrove si approntano piani figli di una visione lunga (parole di Romano Prodi, non di un pericoloso sovversivo) e qui no?
Lo svuotamento dell’attività parlamentare ha raggiunto l’apice con l’approvazione della legge di bilancio. Quaranta minuti di discussione in commissione per approvarla. 40 minuti! Un record da Guinness dei primati. Siccome la forma è sostanza, siccome i precedenti rischiano di essere elevati a norma perpetua, urge correre ai ripari.
L’emergenza, nel caso, non c’entra nulla. Ho scritto alla presidente del Senato perché si inverta la rotta se non vogliamo gettare al macero la costituzione. 229 articoli, 7 allegati, 15 tabelle per circa 40 miliardi di impegni di spesa richiedono attenzione, conoscenza, vigilanza. Bisogna cancellare l’imperfezione eletta a sistema. Ne va della tenuta delle istituzioni statali e di quel ‘comune sentire’ che Renan riteneva giustamente essere il collante di una nazione. Chi sostiene il contrario o è mendace o è ingenuo.