Recovery fund. “Applausi di gente intorno a me… applausi, oceano di mani”, dice una ever green, cavallo di battaglia di un gruppo dal nome casualmente appropriato: I Camaleonti. L’effetto scenico e mediatico raggiunto, hanno corroborato l’improntitudine di paragonare la trasferta belga a quella di De Gasperi a Washington.
Ai laudatores sembra sfuggire la distanza fra i due personaggi e che De Gasperi tornò con un assegno in mano e non con promesse a mai. Senza temere il ridicolo, si applaude a un disastro, fatto passare per trionfo, con la (in)volontaria complicità di opposizioni inadeguate, impreparate, balbettanti. Radicata nella pubblica opinione la menzogna trionfalistica e l’idea del successo, la realtà viene somministrata a piccole dosi. Si comunica en passant che le risorse non arriveranno subito, né ‘prima dell’autunno del 2021, forse dopo e un po’ per volta. In risposta all’assalto alla diligenza dei politici sull’ impiego dei denari in bonus e sussidi, si svela che le risorse saranno erogate soltanto a obbiettivi raggiunti e verificati, in esecuzione del piano formulato sui desiderata UE. La verità che avanza non smorza il tono da trionfo del premier che parla di 137 progetti da finanziare. Senza il piano Ue si tratta di aria fritta, anche se nessuno lo fa notare. Si è alla all’applicazione del principio che conta ciò che appare e non ciò che è. Si pubblica di sguincio la foto di una signora teutonica e passa con nonchalance un’altra notizia: l’Italia sarà messa sotto controllo per la verifica degli impegni richiesti dall’Ue e se il controllo sarà negativo i denari non arriveranno. Il controllo sarà ferreo, e quella signora sarà la kapò’, che seguirà ogni mossa. Peggio del Mes, che ha un controllo e una verifica finale e un esborso anticipato. Qualcuno comincia a dirlo che il Mes è meno vincolante e con l’occasione torna alla carica ‘prendiamo i soldi del Mes, arrivano subito e ci sono meno controlli”. Come a dire che con i recovery fund ci sono più controlli e i soldi non arriveranno tanto presto, se arriveranno. Il dono da trionfo si disvela come un pacco intoccabile. Si è di fronte a una verità evidente, esposta immediatamente soltanto da La Vocina, ma universalmente celata o non compresa. Il peggio è che sarà contratto un debito a condizioni collaterali pesantissime oltre che di complessa gestione, per destinazioni inutili, fuori tempo massimo e che scoraggerà ogni diverso investimento del mercato sul debito pubblico nazionale. Se il denaro arriverà (c’è da augurarsi il contrario) non servirà a ridurre i danni covid, i quali avranno già dispiegato i loro effetti. C’è bisogno di immediata liquidità da immettere nel circuito economico per attivare nel breve consumi e produzione, non di denari a tempo differito per conformare il paese alla visione UE. Si è vittime di una truffa epocale che la strategia mediatica ha occultato in favore di uno scenario apparente, gradito a chi governa. Sono necessari 500 miliardi da inserire subito nel sistema, da reperire con risorse proprie mediante un prestito pubblico commerciabile in Italia e collocabile presso i risparmiatori con un interesse importante e spendibile come denaro circolante. Diversamente è darsi all’UE, far trionfare chi non lo merita, con la colpevole complicità non solo dei soliti noti e di un’opposizione inadeguata, ma anche e purtroppo di chi dovrebbe difendere e tutelare l’integrità nazionale.