‘Risparmio, solo il 16% rimane in Italia’. Così titolava in prima  Il Sole 24ore.

Tradotto : ogni 100 euro messi in banca, 84 si trasformano in dollari e vagano fuori dai confini a beneficio di altri sistemi economici e della moneta concorrente.

La notizia è rimasta senza commenti. Fragoroso silenzio.

Il 27 marzo 2013 con Atto Camera: 566 veniva depositata la Proposta di legge: Maurizio BIANCONI ‘Modifica all’articolo 128-quater del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, concernente gli agenti in attività finanziaria”.

Si trattava di tornare al regime bancario anteriore al 1993, per la destinazione dei depositi e le possibilità di investimento per i risparmiatori. Le risorse raccolte  dagli istituti bancari andavano destinate all’acquisto di titoli di debito pubblico e di azioni e obbligazioni delle maggiori imprese nazionali e non immesse nel circuito speculativo globale.

Nessuna rivoluzione. Si ritornava alla normativa previgente alla cosidetta ‘ Banca universale’ istituita da Guido Carli con il fine dichiarato di ‘aumentare le attività e i profitti degli istituti di credito’.

L’art  47 della Costituzione esclude che il risparmio nazionale si disperda nel mondo  nè per l’1 nè per l’84%, ma richiede che venga destinato a supporto dell’economia nazionale.

Accogliendo la proposta l’Italia con le risorse proprie avrebbe garantito i suoi debiti e implementato la ricchezza del contesto, rimanendo in patria le cifre erogate dallo Stato a titolo di interessi.

La circostanza avrebbe conferito all’Italia potere contrattuale in sede internazionale.

Il ciclo economico – finanziario nazionale sarebbe risultato insensibile ai ricatti dello spread e alle pressioni cicliche di fondi internazionali, banche d’affari e speculatori.

In termini non precisi ma di facile comprensione era necessario ritornare alla distinzione banche di raccolta  e banche d’affari.

Che questo fosse uno snodo dirimente, una sorta di sliding doors che avrebbe segnato la reale distinzione fra forze politiche a difesa dell’interesse dei cittadini e quelle che nonostante ogni possibile orpello rimanevano alleate e dipendenti dal potere finanziario dimostrò di averlo capito anche il maggior partito oggi al governo.

Difatti, qualche mese dopo la proposta di legge Bianconi, fu depositata una proposta di legge ( atto camera 1742) GIORGIA MELONI ed altri: “Modifica all’articolo 10 del testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia, di cui al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385, in materia di separazione tra le banche commerciali e le banche d’affari”.

Altre proposte che ruotavano intorno al medesimo problema erano state presentate da Lega e mov5 stelle.

Nella vita di ciascuno, ma anche dei popoli e delle civiltà esistono snodi spesso sottovalutati, ma in realtà capaci di segnare i destini e di compiere scelte che variano il corso della storia.

Il 12 febbraio 1993 l’arresto del presidente socialista del Pio Albergo Trivulzio a Milano, Mario Chiesa fu la rolling stone attorno alla quale si coagulò la valanga che sommerse un regime.

Il 25 luglio 1943 il maresciallo Pietro Badoglio dichiarò dopo l’arresto del primo ministro Benito Mussolini ‘ La guerra continua a fianco dell’alleato germanico. ‘

La dichiarazione consentì ai tedeschi, allora assenti in Italia, di trasferirvi truppe in massa invadendo di fatto la penisola e provocando le tragedie successive.

Se il 26 gennaio 1994 Silvio Berlusconi si fosse dedicato a una delle sue molteplici attività anzichè comunicare al popolo ‘ l’Italia è il paese che amo’, Achille Occhetto avrebbe completato il programma predisposto e la storia sarebbe stata un’altra.

Peso analogo sul destino d’Italia ha avuto la dimenticanza del 2013 sul regime bancario e ancora di più la sua scomparsa a elezioni vinte.

Con una magia da David Copperfield, è svanito tutto e oggi la repubblica è in ostaggio. Si è alleata (rectius consegnata) a pieno titolo ai poteri e alle logiche della finanza postdemocratica.

Ove il governo riprendesse le promesse disattese e il leader si avvalesse di una folgorazione sulla via di Damasco, fra gli infiniti viaggi che compie, si potrebbe riavviare un progetto nazionale. Rimane il fatto che tutto nasce da lì: dall’assenza di debito esterno.

È la conditio sine qua non per tirare fuori la testa dal tombino.

Potere si potrebbe. Semmai è il volere che manca.