“Prendo la parola in questo consesso mondiale e sento che tutto, tranne la vostra personale cortesia, è contro di me”.
Così a Parigi, nel luglio 1946 Alcide De Gasperi, presidente del consiglio fece esordire la neonata Repubblica Italiana sulla scena delle relazioni internazionali.
In quell’incipit c’era la mai più scomparsa postura da paese di seconda serie, l’ansia di accreditamento, un complesso di inferiorità ( allora forse non privo di senso) che ha accompagnato l’Italia in questi quasi 80 anni di democrazia e sopravveniente postdemocrazia.
Stigma da sconfitta, non soltanto italiano che si tentò di colmare con la fondazione della CEE, la nonna dell’Unione Europea, che vide protagonisti non a caso, Italia, Germania Ovest, la Francia di sapore Petainista e banchieri.
A metà degli anni 90 del secolo scorso in una visita ai palazzi comunitari chiesi in un ufficio quanti funzionari italiani ci fossero. Mi si rispose ‘ Qui ancora nessuno. Non hanno finora trovato parenti, cugini, amanti da mandare. ‘
Per decenni l’Italia si è distinta per un’interpretazione di Bruxelles- Strasburgo come un refugium di raccomandati e politici cimiteriali.
Un noto leader alla domanda dove fosse destinato un certo personaggio rispose ‘ È un cretino. Lo manderemo in Europa. “
Si aggiungano la centralità germanica, l’egemonia di regole e principî nordeuropei, contrapposti al complesso dei valori chiave delle comunità dell’Europa mediterranea.
A Bruxelles hanno battezzato quest’Europa come quella dei Pigs( maiali)( P. ortogallo, I. talia, G. recia, S. pagna). Indice di quanto sia malvisto il mezzogiorno continentale.
In Italia hanno fatto il resto una classe politica gregaria e di modesto conio e un acme di personaggi organici ai detrattori.
Scoppia il caso dell’insofferenza popolare verso l’Unione Europea nell’astensione generale dal voto, nel disinteresse diffuso, nelle vittorie di tutte le forze antiunioniste e nelle sconfitte significative per i vessilliferi dell’Unione.
Pur nell’astensione che coinvolge in pieno anche l’Italia, la forza di governo salva le penne, unica fra tutte. I presupposti che hanno preservato Meloni sono stati :’Giorgia cambia l’Europa’e che la sua destra è collimante almeno a parole con lo scontento diffuso verso l’Unione, la sua maggioranza di governo, banche e finanza.
Si racconta che l’autocolonna dei gerarchi fascisti avviati per il loro ultimo viaggio sul lungolago di Dongo si fosse fermata poichè due di loro erano scesi e si menavano di santa ragione. Si stavano contendendo il ministero degli interni del governo della R. S. I. . Di lì a due ore costoro insieme agli altri venivano passati per le armi.
Gli sconfitti dalle elezioni, forti delle aritmetiche fasulle, insensibili alla temperatura popolare, si litigano, come i gerarchi, le cariche unioniste. Ribadiscono l’esistenza di una maggioranza. Escludono che essa possa variare, tantomeno con l’ingresso di Meloni e c.
Tengono duro perchè sono consapevoli che l’Unione Europea è un oggetto misterioso lontano dai cittadini e governato dalla finanza. Nessuno li passerà per le armi. Nessuno -pensano- intaccherà il loro potere.
In questo clima tempestoso viene alla resa dei conti anche la politica estera del nostro paese. Su quel fronte il governo ha fatto del suo meglio. La presidente del Consiglio si è mossa senza sosta sollecitata dal desiderio di guadagnare credito presso le cancellerie internazionali.
Ha dimenticato le promesse al popolo di reale cambiamento nella speranza dell’aggiustamento coi piani alti.
Ha dimostrato, con un’opportunità forse discutibile, ai premier dell’Occidente che una vacanza in Puglia nel resort più esclusivo e bolliwoodiano, vale più che Haway, Maldive, Polinesia messe insieme.
Orecchiette e taranta per entrare nell’Olimpo.
Le cose ahimè sono andate diversamente. Cancelliere Scholz: ” la coalizione di governo dell’Unione non tratta con l’estrema destra e Meloni è l’estrema destra’. Von der Lyen, disposta a un rapporto personale, non con la parte politica. Ppe Psoe e liberali in riunione riservata, ben due volte, senza Meloni, non invitata e lasciata a aspettare e protestare fuori dell’uscio.
Apertura procedura d’infrazione contro l’Italia. Insistenza sul Mes.
Tutte prove che fra muoversi e stare a casa era lo stesso e che fra taranta in Puglia e un G7 nella fossa delle Bermuda, forse conveniva il secondo.
In una parola, disattendere le promesse, dire una cosa e farne un’altra, rinunciare alla propria convinzione europeista sì ma federale e politica, farsi più piccola del dovuto, condiscendente, non ha pagato e non pagherà.
Perfino il primo cameriere della brigata draghista nel governo Meloni ha pronunciato parole di disobbedienza.
La misura è colma un po’ per tutti e Giorgia è a un bivio.
Sbagliare strada e andare a sbattere sarà un tutt’uno