Non penso che il governo Draghi-Mattarella porterà cose buone all’Italia, ne’ che sia un esecutivo di cambiamento, né che sia il governo dei ‘ migliori’. A chi sostiene che sarà comunque meno peggio del precedente, mi limito a osservare che in Italia a forza di meno peggio siamo nel girone del peggio del peggio.
Per me questo è un governo concepito da tempo per dare il colpo di grazia all’economia diffusa, alla democrazia rappresentativa per insediare una post democrazia finanziarista, privata di sovranità e ridotta a colonia delle banche internazionali e dell’UE.
Tuttavia i governi vanno valutati per quello che fanno.
Tralascio il reimbarco di ministri già compromessi nel governo precedente. Né mi addentro in critiche sulle scelte dei supporti funzionaria li, dirigenziali e dintorni. Né sui ministri tecnici, i quali tranne forse un paio, fanno parte di un mondo lontano dalla sensibilità’ e dagli obbiettivi che una buona politica dovrebbe proporre. Parlo di fatti. Draghi ha aggravato la politica precedente delle chiusure. Una missione del governo è, come ha ben spiegato, lasciare a sé stessi e dunque condannare a morte certa i centri di economia diffusa. Come da manuale, lascia che la selezione naturale sbrighi un bel po’ di lavoro. Per raggiungere meglio l’obbiettivo ha rimosso la sospensione dei pagamenti delle cartelle erariali e dato il via a 300.000 verifiche fiscali per partite iva, con l’obbiettivo di mettere in cassa 44 miliardi di euro.
Ha conservato per adesso l’utilizzo dei dpcm, una illegittimità imbarazzante inaugurata dal suo predecessore e che non avrebbe dovuto sopravvivere neppure un minuto alle sue dimissioni.
Ha omesso il vero sforzo che avrebbe dovuto compiere: l’approvvigionamento del vaccino. Gran Bretagna e Israele dovrebbero essere un target per un tecnocrate efficientista.
Invece si è limitato alle critiche alla presidentessa della Commissione UE nella riunione da remoto per la dilettantesca gestione dell’acquisto dei vaccini e dei rapporti con le compagnie fornitrice. Ha soddisfatto l’apparenza, non la concretezza.
Avrebbe dovuto assicurarsi subito le dosi disponibili di Sputnik come ha fatto San Marino fuori Ue e come sembra intenzionata a fare l’Austria.
Ho ascoltato in tv una tecnica non so di che, dire, non contestata, che il vaccino russo non potrebbe circolare in Italia, perché’ privo delle autorizzazioni dell’ente europeo preposto, mai interpellato. Ammetteva costei che altri enti nel mondo ne avevano verificato l’efficacia, come efficace era il vaccino cinese. La disinformazione, complice essenziale della post democrazia, non ha contestato che è perfettamente legittimo per uno Stato, ancorché’ membro UE, reperire vaccini anche se privi della validazione dell’ente europeo purché’ si sia, come siamo, in emergenza. Nessuno lo dice, Draghi non lo rammenta neppure, i simpatizzanti per le potenti case farmaceutiche internazionali non lo reclamano. Così si mette a rischio la vita (prima di tutto la salute?) degli italiani, e si pregiudica, come d a programma, in modo irreversibile l’economia.
Mi sembra di essere in un film western dove fra gli applausi si nomina sceriffo il capo dei banditi. Costui indisturbato e con le leve del potere in mano porta avanti i suoi piani, fino alla conquista totale per sé e la sua banda della città, dei pascoli, delle miniere e della ferrovia. Quelli erano film, questa è quotidianità, ben più’ cruda delle opere di fantasia. La post democrazia, reale, spietata, indisturbata avanza e non fa prigionieri.