In tutti i tempi con toni diversi, favolistici, filosofici, di cultura popolare  è valso un principio: se guardi troppo lontano, se cammini con gli occhi verso le stelle, se sei concentrato su altro e non su dove mettere i piedi, finirai per inciampare, cadere, fallire.   

Esistono anche aneddoti  come ‘ la ricotta di Matilde ‘ che inizia in molti modi ma ha un finale soltanto: ricotta caduta a terra e fine dei progetti e dei sogni di Matilde.   

Un po’ come quando si disquisisce sui massimi sistemi, sui principi base della libertà e della democrazia epperò tutto resta com’è soprattutto per le nequizie quotidiane di governo, opposizione, burocrazia, magistratura, media, subcultura prezzolata, inerzia popolare.   

Si litiga su riforme istituzionali, su diritti universali e nessuno fa questione seria  degli inciampi quotidiani di un paese che si frattura e si disfa un pò ovunque.   

La fragilità del sistema nazionale di comunicazioni è dovuta in buona parte alla conformazione orografica dell’Italia.   Catene montuose che dividono, ostacolano, impediscono facili vie di accesso e scambio.   Una sola interruzione delle direttrici nord-sud ferma il paese.   

Una nazione scalcinata quanto si vuole dovrebbe comunque dotarsi di sistemi di sicurezza per prevenire anche la minima interruzione di quel flusso verticale e vitale di persone  e merci.   È stato sufficiente che un lavoratore soprapensiero (non un terrorista attrezzato) martellasse a sproposito un chiodo su una canalina di corrente e il paese è saltato per 48 / 72 ore.   

‘Un chiodo ferma l’Italia’ si lesse e così si discolpò il ministro.   E invece non c’era atto di autoaccusa più grande.   

Se un chiodo ribattuto male ferma l’Italia, significa che impera l’incuria, la mancanza di presídi di sicurezza, l’

analfabetismo su gestione aziendale e servizi pubblici.   

Pagherà il dipendente e la ditta in subappalto: riedizione di Papaveri e Papere.   Ministro e dirigenti rimarranno al loro posto, portatori di demeriti e incompetenze inescusabili.   

Sempre per rimanere nella realtà, si viene a sapere che è sufficiente un dipendente ordinario di una filiale secondaria di un istituto bancario per squarciare tutte le riservatezze immaginabili: dalla presidenza del consiglio alla figlia dell’ortolano sottocasa.   

La domanda è che paese sia quel paese che si dimostra così improvvido e ridicolmente esposto, mentre fa firmare montagne di carte e pone infiniti intoppi per la tutela della privacy.   Non solo ma è anche provvisto di una struttura di garanzia ad hoc e di commissioni parlamentari permanenti.   

Incredibile che uno stato che dispone di organismi di spionaggio e controspionaggio a tutela dei segreti e degli ambiti riservati, costose e diffuse, per prevenire e scoprire illegalità e buchi di sistema, abbia falle tanto grandi.   Più grave che a scoprire il re denudato sia stato un anonimo correntista.   

Sempre per rimanere rasoterra come può un paese prendersi le sue responsabilità  se  incassa cotidie razioni bulimiche di menzogne, falsi luoghi comuni, affabulazioni da Paese dei balocchi e non alza neppure un sopracciglio.   

Per andare ancora più in basso può un paese sopportare silente il quotidiano frantumarsi dei continui limiti di umana convivenza fra un’intollerabile cifra da 3o o 4o mondo di morti sul lavoro, omicidi fantascientifici, borseggi, risse, pestaggi, città ridotte a zone di guerra non soltanto nelle loro marginalità, ma nei gangli vitali di vita sociale, e che non si sappia mettere in campo mezzi di contrasto se non norme e reati nuovi, pene più alte a mo’ di grida manzoniane.   Poi il rimedio clou: la separazione delle carriere dei  magistrati.   

Poi ogni tanto un ‘basta’ e un bel comitato prefettizio sull’ordine pubblico e tutti a casa.   

La conclusione pare essere che é doveroso continuare a parlare di cose anche po’ più su del quotidiano ma vi deve essere la piena consapevolezza che le capacità ricettrici e reattive  sono pari a quelle d’una pietra di fiume: tutto ci scivola via senza conseguenze.   

Ma per rimanere in acqua, la barca va con la corrente e il sentimento dei passeggeri sembra soprattutto una disinteressata rassegnazione.