-Gli indovini del giorno dopo, quelli che a partite finite giocano la schedina e fanno sempre tredici, diranno che la storia percorre un itinerario lineare e i fatti si susseguono incessanti, monotoni, ripetitivi, salvo qualche increspatura. Lo vediamo in questo periodo, dove, in qualunque trasmissione radio tv, tutti, dall’ingegnere al panettiere, dallo chef al virologo, hanno la soluzione anti pandemia e i suoi effetti. Purtroppo per loro, la storia non va avanti per linee ma per strappi e rimbalzi, spesso come la locomotiva impazzita cantata da Guccini. Ecco perché ripercorrere la strada già battuta, sperando in esiti diversi è attività vana, se non da insani di mente.
La storia, anche prossima, è uno strumento utile, se usato con raziocinio, per capire che rotta prendere senza ripetere gli stessi errori. Se una volta scoperto il trucco, il mago appare un ciarlatano è inutile urlare a squarciagola che ci ha rubato i soldi del biglietto, meglio è disertare lo spettacolo e far sì che a quello spettacolo non vada nessuno.
Nell’Italia del dopoguerra i ciarlatani imbonitori non sono mancati. E, per uno strano meccanismo, la gente c’ha puntualmente creduto come alla cura miracolosa che fa ricrescere i capelli, scioglie la pancia, promette il paradiso in terra. Le persone non cercano una via diversa, ma continuano ad affidarsi agli stregoni di turno che offrono le consuete soluzioni, sperando che con lo stesso metodo, magari mescolando gli ingredienti, alla lunga si ottengano effetti diversi e desiderati. Complice il sistema, che ha profuso energie per avviare la comunità verso il baratro, spesso con i tanti piccoli provvedimenti che hanno mascherato e prodotto il disastro in arrivo.
Diceva, M. McLuhan “Solo i piccoli segreti vanno protetti. Per quelli grandi sarà sempre sufficiente l’incredulità della gente.” Se si ragiona attentamente, per esempio, a quanto accaduto dalla fine dell’ultimo governo Berlusconi si comprende come una tragedia, vista, al microscopio non sia altro che la somma di infiniti errori. Si è cercato di screditare la Politica, anziché i cattivi politici, perché così ci si sbarazzava a furor di popolo di uno strumento fondamentale (il metodo assembleare e parlamentare) per ostacolare i piani di chi legge il popolo come oggetto al servizio dei propri interessi. Sarebbe bastato un tweet per far cadere e cambiare un governo, senza le lungaggini delle campagne elettorali e delle elezioni.
Nel ’92 lo strumento fu Tangentopoli e il Pool di Mani Pulite, nella terza repubblica le campagne promosse dalla grande stampa e i movimenti poi definiti sovranisti o populisti. Tornare ad occuparsi in prima persona di Politica è un dovere per non cadere nel baratro e divenire, da libera comunità, una colonia. Occorre farlo senza ritardo.
I principi le idee servono per creare rete e diffondere il giusto spirito. Ma poi occorre candidarsi nelle università, nei consigli di quartiere, diventare consiglieri comunali, sindaci. Riappropriarsi, senza retorica e luoghi comuni, di quell’orgoglio di comunità che nell’era del globalismo e dell’ecumenismo politicamente corretto, si vorrebbe messo per sempre in soffitta.
Nella storia non esiste la riprova che questa sia la strada giusta, ma ora qualche indizio in più è a disposizione.