La redazione ringrazia David Allegranti e La Nazione per aver consentito la pubblicazione di questo pezzo , che riproduce senza nulla aggiungere o togliere la posizione de LA VOCINA ( la vocina.it) sulla questione.
di DAVID ALLEGRANTI
La politica identitaria è diventata un surrogato delle ideologie, finite da tempo con l’introduzione di nuove linee di frattura sociali, politiche, economiche. Avendo un potere decisionale ridotto sull’economia, l’impatto sociale dell’emergenza sanitaria – fioccano non a caso i bonus, cioè panem et circenses – e le politiche migratorie, perché le decisioni avvengono altrove o perché i fenomeni sono troppo complessi per essere decisi dai singoli governi, i partiti si rifugiano in ciò che è mediaticamente spendibile e abbordabile con poco sforzo.
Tutta la discussione sul ddl Zan a sinistra è un esempio calzante di politica identitaria. L’esito del voto dell’altro giorno al Senato peraltro era scontato, scritto nel giorno in cui il ddl Zan si è tramutato nel duello del Pd con la destra.
Un duello abbastanza becero, a dire il vero. Non solo per gli ululati senatoriali quando il ddl Zan è stato (semplifichiamo) affossato con l’ausilio di non meglio precisati franchi senatori (ricordate i famosi 101 che bruciano Romano Prodi?
Ma anche perché il Pd lettiano ha avuto fin dal primo momento la pretesa di bollare come omofoba e retrograda qualsiasi perplessità sul ddl che porta il nome di Alessandro Zan. Come ho avuto già modo di spiegare il diritto penale è una risorsa scarsa e, come tutte le risorse limitate andrebbe saputo dosare, utilizzandolo in maniera equilibrata. Ma al centrosinistra questo non importa.
Forse non importava neanche l’approvazione della legge, per coprire le divisioni che ci sono anche nel Pd e nel M5s sul disegno di legge. È abbastanza significativo che, appena concluso il voto a scrutinio segreto, i vertici del Pd – da Letta al presunto intellettuale Goffredo Bettini – si siano scagliati contro il centrodestra e contro Italia viva, accusata quest’ultima di aver tramato con Lega e Fratelli d’Italia.
E perché? Italia viva si era detta contraria alla “tagliola” chiesta da Lega e Fratelli d’Italia. Per la precisione, Matteo Renzi aveva pure spiegato già in estate che in caso di voto segreto in aula, la legge sarebbe stata impallinata. Se poi è il cosiddetto compromesso quello che il centrosinistra non cercava, allora il risultato è stato pienamente raggiunto. Ma allora viene il dubbio che l’obiettivo finale non fosse quello di approvare una legge, bensì di trasformarla in un appuntamento propagandistico, utile a mostrare quanto sono brutti sporchi e cattivi i sovranisti e gli alleati italo-vivaisti. Roba da campagna elettorale insomma.
Ps: Renzi ha attaccato il Pd per la gestione dell’iter parlamentare sul ddl Zan. “Si è consumato un disastro politico, gestito con totale incapacità dal Pd di Enrico Letta, che prima ha fatto un’apertura in Tv e poi ha deciso di andare al muro contro muro, giocando una partita ideologica sulla pelle delle persone”.
Gli ha risposto il sindaco di Firenze Dario Nardella: “Le critiche di Renzi al Pd sul Ddl Zan sono ingiuste e sbagliate”. I rapporti fra i due non sono idilliaci da tempo. L’anno scorso Renzi disse in un suo libro che fra i 101 che avevano bruciato la candidatura di Romano Prodi al Quirinale c’era anche Nardella, allora deputato semplice. Stavolta il sindaco ha colto l’occasione per ricambiare la cortesia di fronte ai nuovi 101.
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