La proroga dello stato di emergenza, l’istituzione del lasciapassare, il coprifuoco, il divieto di esercizio di attività’ economiche, confermano la volontà’ di Draghi di travolgere l’economia diffusa e le libertà basiche per affermare la postdemocrazia totalitaria, con il pretesto delle misure antipandemiche.
Consolidato lo scenario di paura e miseria di stampo orwelliano entra in scena il killer: il pagamento del debito.
Il prof Renato Galli mi ha insegnato a diffidare degli economisti e degli esperti. Complicare, rendere astruso, far passar per assoluto quello che è relativo e spesso falso è il loro mestiere. Per sapere discernere in economia è necessario rifarsi alle basi della micro economia e di quella familiare. Poi va usato il pantografo.
Con questo metodo si capisce come la ragnatela di Draghi e c. sia infernale e preordinata, per approfittare della pandemia e darci il colpo di grazia come comunità’ e farci servi della finanza e colonia dell’UE.
Non esiste come dice falsamente Draghi un debito ‘ buono ‘ e uno ‘ cattivo’. È’ un’invenzione di chi vuole indurre a spendere male e troppo e ci vuole fare entrare nel gorgo dei debitori senza speranza.
Nessuno contesta all’affabulatore Draghi l’altra falsità’ e cioè che il debito non sarà un ‘problema ‘se si faranno le ‘riforme’ così il debito produrrà ‘ crescita’. Né contesta la scelta del prestatore (UE) già distintosi in inflessibilità’ perniciose.
Parliamone.
Se il capofamiglia bisognoso di denaro sa che i familiari hanno dei quattrini da parte che dovrebbe fare? Chiede a loro il prestito oppure si rivolge ai cravattari sotto casa che già hanno rovinato famiglie come quella dei signori Greci, che abitano al di là del mare? La risposta è ovvia e è il contrario di quello che ha fatto Draghi.
Quando si contrae un debito, esso deve essere ‘sostenibile ‘Sé si ha un’azienda anche piccolissima il problema è ‘ sostenere’ il costo del debito, cioè pagare gli interessi mentre il denaro dà la sua redditività’ in spese utili o nel ciclo produttivo.
L’ultima cosa da fare è azzerare il debito, errore madornale meno che per la cultura bancaria e finanziarista. Non certo per i principi di economia familiare, aziendale, statale.
Il contrario di quello che dice Draghi, che parla di ‘ restituzione’ e non di ‘sostenibilità’.
Se uno fa un prestito prima guarda se il debitore ha i requisiti di affidabilità’. Se non ci guarda o dice che costui dovrà fare o dire questo e quest’ altro per acquisirli e dà subito il denaro, il suo scopo non è assicurarsi la solvibilità ma affossare il debitore.
Il ‘ ci salveremo se faremo le riforme’ avrebbe richiesto secondo la minima diligenza che prima fossero fatte le riforme e poi si fosse passati alla concessione del debito.
Se si chiede un prestito e si è già vistosamente impegnati lo si fa per realizzare cose indispensabili e urgenti. Se invece che per le riparazioni urgenti al tetto, tua prima necessità’, i denari ti vengono dati per farti acquistare un divano griffato o una cucina firmata, cose che vuole vedere acquistate il prestatore, o te sei incosciente o sei d’accordo col prestatore per diventare una sua preda. Draghi ha fatto questo con il mai abbastanza vituperato recovery fund.
Se dicono che solo se ci sarà ‘crescita il prestito potrà essere restituito e chi lo dice intende la crescita come crescita di PIL e profitti puri e non come crescita complessiva -dai servizi ( sanità’ trasporti finanziamento imprese micro e piccole) alla agibilità economica -significa che la ‘ crescita’ che soddisferà’ il prestatore ,sarà’ la rovina del debitore. Così ci si indebita per realizzare gli scopi dei nostri boia e affossare la rete economico sociale sostegno fondamentale della comunità. Che è poi lo scopo e l’obbiettivo di Draghi e c.
Lo schema è chiaro: da una parte si ingabbia la democrazia per favorire l’avvento della post democrazia totalitaria, dall’altra si infogna il paese con passi calcolati e preordinati, che si avvalgono anche delle affabulazioni gesuitiche e menzognere del capo della compagnia.
E il popolo? Che dire? Loro sono loro e noi non siamo un c..o