La politica della fermezza e dei respingimenti iniziò col governo Sarkozy: già allora migliaia di immigrati clandestini rimasero accampati per mesi nella cittadina ligure in attesa di un impossibile ricongiungimento con i familiari d’Oltralpe. La gendarmeria blindò le frontiere, a Ventimiglia come a Modane, altro cruciale valico di passaggio di tunisini, libici e nordafricani via terra, con frequenti sconfinamenti dei gendarmi francesi sul nostro territorio.
Durante la crisi migratoria del 2015, poi, la risposta francese fu ancora più dura: confine blindato, il trattato di Schengen sulla libera circolazione cancellato in un’ora, controlli severissimi su ogni auto in transito. Vennero respinti anche i minori non accompagnati, in violazione di tutti gli accordi e le convenzioni internazionali. Anche allora Parigi violò senza pudore gli accordi sottoscritti con noi: la Francia si era impegnata ad accogliere 9.816 migranti dall’Italia, ma ne accolse solo 640. Non solo: a gettare una luce sulla disumanità francese ci sono allucinanti reportage da Mentone, dove i migranti sono stati spesso rinchiusi in container di alluminio prima di essere respinti in Italia, come documentato con dovizia di particolari da Amnesty International.
Ora, la reazione abnorme di Macron sulla vicenda della Ocean Viking nasconde sia un’evidente debolezza politica sul fronte interno sia, più in generale, una cattiva coscienza nei confronti dell’Italia. Ci ha pensato Le Figaro a mettere il dito nelle contraddizioni del governo francese, definendo “pasticciata” la sua politica migratoria.
Ma una lezione da Parigi andrà appresa se davvero Macron riuscirà davvero a redistribuire la maggior parte dei migranti sbarcati a Tolone, cosa che ai governi italiani di ogni colore non è mai riuscita.