Fratelli d’Italia trova molte delle ragioni della sua ascesa nelle capacità affabulatorie e nella personalità della leader, nelle sue promesse di riforme e cambiamenti.

I cittadini -come altre volte- hanno pensato o sperato di aver trovato il demiurgo per la riscossa.

La chimera è sempre la stessa  e fra i tanti impegni c’erano la maggiore attenzione per i problemi reali dei cittadini, un’Amministrazione meno arrogante, occhiuta, oppressiva e una tassazione equa,un fisco amico e giusto.

Su questo fronte alla prova dei fatti le defaillances sono state molteplici.

Si iniziò con la mancata abolizione  delle accise, promessa  più che tradita, stuprata.

Poi si annunciò il ripristino dell’odiatissimo ‘redditometro’. Il Satana, scacciato vestito di rosso e avvolto nella bandiera dell’euro, ritornava con indosso il tricolore.

La premier precisò che c’era stato un ‘fraintendimento’. Ci fu chi ci credette.

In  seguito il no alla flat tax universale, fu assorbito come tributo alle fandonie  elettorali.

Non si sono avvertiti contraccolpi neppure sull’esito della riduzione del carico fiscale in particolare per l’Italia di mezzo.

Il provvedimento si è trasformato in un gioco delle tre carte, metto di qua, tolgo di là, pari siamo. No, neppure pari, perchè la  conclusione del balletto sarebbe quello che riporta Corsera: “Irpef, l’aliquota scende ma le tasse salgono: il ceto medio verserà fino al 56% al fisco”.

Ultima precisazione nel decreto licenziato: l’Irpef non scende neppure, la diminuzione ‘ slitta’ a mai.

La beffa inaggettivabile, colorata di sadismo, è stata quella riservata ai pensionati con la minima .

L’anticipazione era stata “Pensioni 2025, l’importo minimo potrebbe salire a 1.000 euro grazie alla rivalutazione del Governo”.La premier ‘Non si può vivere con 600 euro  al mese’.

Poco dopo la verità :l’aume nto è  di… € 1,80 mese.Non era ” Scherzi a parte “, era il decreto fiscale.

Nel campo delle scelte politiche e delle infatuazioni leaderistiche il dato psicologico della esaltazione e della resistenza a riconoscere i propri errori di valutazione, ritarda molto la presa di coscienza.

Perciò tutti zitti o poco meno.

Il diapason dell’inganno disvelato si è avuto quando il governo insoddisfatto del raccolto del concordato preventivo ha inviato una comunicazione in stile mafioburocratico.

Vi si legge tutta la filosofia di uno stato gabelliere a corto di denaro e disposto a rastrellarlo con le buone o con le cattive: o fai il concordato o potresti subire una verifica fiscale.

Pec inviata a 700000 poveri cristi che in grandissima maggioranza stentano a sbarcare il lunario o a pensionati che provano a continuare scampoli di attività.

Vi si legge soprattutto che lo Stato è sempre lo stesso e che chi adesso governa è la fotocopia di chi governava.

Questa volta ci sono state rimostranze.

Fdi ribatteva che la pec non era una minaccia estorsiva ma ‘ordinaria attività di comunicazione’.

Sapere che quello sarebbe l’approccio ‘ordinario’ del fisco equo e giusto secondo il fdipensiero, è stato rivelatore.

Per costoro  interagire  con il cittadino contribuente corrisponde più o meno a una zampata sui testicoli. Subito raddoppiato con un uppercut alla mascella, sferrato con la precisazione che confermava che la pec era ‘corretta informazione’ quella che è alla ‘base del fisco amico’.

Per completare il quadro si faceva trapelare che il viceministro fdi, il responsabile ‘non è che poi si è messo a controllare parola per parola la pec inviata’.

Sconcerta l’ammissione di negligenza per giustificare il viceministro persona diligentissima.

Infatti fatta la pentola mancò il coperchio perchè il viceministro, persona serissima, chiarì una volta per tutte: “Se uno non l’ha gradita e sa che è a posto, la butti tranquillamente nel cestino”.

La frase è la foto dello spessore di questa classe dirigente e delle promesse, più che abortite, consapevolmente menzognere.

Un uomo di coscienza attento al contribuente, latore del fisco amico,non può ignorare che la semplice minaccia di un controllo fiscale, nel nostro paese, è già intrinsecamente estorsiva.

Viene in mente mutatis mutandis quanto gli agenti del Kgb dicevano agli sventurati che prelevavano: “Compagno se non hai niente da temere puoi seguirci tranquillo”.

Nel nostro caso manca ‘compagno’, ma soltanto quello.

Un gesto così e una postura di questo tipo mostra non soltanto la vocazione a mentire ma anche una cultura e un’anima  statalista e priorità pericolose.

Tutto per lo Stato, tutti al servizio dello Stato, come è tradizione.

Soltanto che oggi chi dice ‘Stato’ dice finanza postdemocratica, burocrazia, politica vuota e dipendente da altri poteri.

Per l’appunto la comfort zone  di chi promise e sapeva già che non avrebbe mantenuto.