Da tempo dico e scrivo, come vox clamantis in deserto, che a mancare non siano i partiti e i leaders (che pure mancano) ma la politica. Il quadro che emerge scorrendo i giornali o ascoltando le televisioni è desolante e sorvolando dall’alto l‘arco costituzionale basta poco per accorgersi che se da una parte piove dall’altra grandina. C’è poco da stare allegri. La questione però non si limita, come il mainstream ripete come la puntina rotta su un grammofono, alla diatriba tra sovranisti, populisti, fascisti, nazionalisti, comunisti (e potrei continuare), categorie astratte che poco hanno a che fare con la fotografia reale del paese, semplicemente perché, al di là delle etichette, alla base di ciascuno degli attori in causa non vi è assolutamente nessun contenuto, nessun principio, nessuna visione d’insieme o prospettiva a lungo respiro. Si continua a parlare per slogan senza entrare mai nel merito specie sulle (pseudo)riforme di questo Governo scritte sotto dettatura dell’Europa. Lo sviamento e l’ubriacatura generalizzate sono innescate da situazioni di contorno spacciate per questioni capitali della vita pubblica: il green pass, il DDL Zan, il voto al Senato ai diciottenni. E a poco serve pompare il nulla con comparsate nelle piazze e sciarade parlamentari perché come ci insegnano i più banali principi (non scomodo la fisica) della cucina: il chiaro d’uovo montato a neve, guardandolo bene a prodotto finito, non è altro che aria gonfiata ma la quantità di materia prima rimane sempre la stessa. L’obiezione che viene rivolta a chi osa criticare gli attuali attori politici affonda sempre le radici nei sondaggi, nel peso elettorale e parlamentare. Torna a puntino la frase che disse Churchill a sostegno del fatto che avere voti non coincidesse con l’essere nel giusto. A chi infatti gli diceva che vi erano molti cretini alla House of Parliament rispose pressappoco così: “bene, segno evidente che siamo in una democrazia rappresentativa. Siccome ci sono molti cretini in Inghilterra giusto che abbiano degni rappresentanti in Parlamento!”. Nell’insipienza della politica va a nozze un governo costruito e calato dall’alto su misura per azzerare quel poco di politica che ancora rimane. Non è un complotto, magari lo fosse. A destra si litiga su tutto, il centro è monopolizzato da chi solo con questo sistema può continuare a contare qualcosa, a sinistra vi è un segretario, nipote di suo zio, che cerca di recuperare voti a sinistra lui che rappresenta tutto quel sottobosco di poteri occulti figli del più deteriore “mondo di sopra”. Un capitolo a parte meriterebbero i 5 stelle, perfetta operazione di hate keeping utili per catalizzare la rabbia in un movimento ormai diventato organico al sistema e quindi controllabile. Passeranno la riforma Cartabia, quella del fisco e chissà quante altre nel silenzio assordante di chi per cultura e mandato avrebbe il dovere di mandare a cartequarantotto questo governo. Ci vorrebbe però coraggio, cultura e indipendenza. Per trovarle aspettiamo tempi migliori.