Le zone gialle arancio e rosse, sostanzialmente non servono più a niente, se non a mettere definitivamente in ginocchio la nostra economia, aggravando casomai la crisi sanitaria che avrebbe bisogno, ora più che mai, di essere sostenuta economicamente.
Quelle attuali, colorate più o meno, sono un inutile surrogato del lockdown, che serve a condizione che sia circoscritto, ferreo e breve. Invece abbiamo un minestrone di divieti che nessuno rispetta, vuoi per stanchezza, vuoi per necessità. Scuole chiuse e studenti che si muovono a branchi, spesso senza mascherine (in culo alla nonna) vagabondando lungo viali, parchi e giardini o in abitazioni private. Supermercati pieni, straboccanti il sabato quando chiusi la domenica e una classe politica del tutto inadeguata, che annaspa col solo evidente intento di pararsi il culo.
I parrucchieri sono chiusi? Nessun problema: ci sono gli abusivi che vanno casa per casa senza controlli, senza precauzioni e senza neppure la mascherina. I ristoranti sono chiusi? E noi facciamo i cenoni nelle case private, senza controlli, senza precauzioni e senza il costoso plexiglass, che abbiamo fatto strapagare agli addetti veri.
La verità è ben più profonda: gli italiani non ne possono più dei divieti. Le grida manzoniane non ottengono più alcun risultato, la gente ormai si sta adattando a nuovi standard di vita e nuove abitudini, mentre le leggi non hanno più alcuna presa reale e non influiscono più sulla limitazione alla diffusione del virus. Nel frattempo il 50% delle aziende è a rischio fallimento e nessun ristoro può essere possibile da parte di uno stato che ormai sta affondando nei debiti. Pagheremo queste follie per gli anni a venire.
Le vaccinazioni sono state affidate alle Regioni – nonostante le mille parole durante le mille conferenze stampa via feisbuc – senza imporre linee guida chiare, ma solo indicazioni generiche e fumose alla burocratese e dove dentro ci poteva stare tutto e il contrario di tutto, mentre la priorità evidente e necessaria era di ridurre al minimo la mortalità.
Oggi siamo tra i paesi più indietro negli interventi verso le fasce a rischio: abbiamo inoculato 8 milioni di vaccini, ma le terapie intensive straboccano e i morti aumentano. Nessuna anagrafe nazionale, nessun censimento sanitario sulle persone a rischio, nessuna attenzione per gli anziani. Abbiamo vaccinato chi non ne aveva alcun bisogno e lasciato indietro coloro che oggi continuano a morire come mosche. A guardar bene, la colpa non è solo delle regioni, che hanno sì fatto errori, ma che nessuno ha mai guidato veramente, anzi a cui era stato detto che la campagna vaccinale sarebbe stata nazionale.
Abbiamo lasciato che un milione di addetti alla sanità si trasformassero in tre milioni di vaccinati senza proferire verbo
La stampa asservita e vile, è pronta a straparlare del caso della donna che ha avuto una trombosi due settimane dopo il vaccino, mentre il nostro paese ha un numero di morti ogni 100 mila abitanti, tra i più alti al mondo. Facciamo i servizi dal Brasile e non guardiamo il cortile di casa. A quelli che muoiono di covid siamo ormai fatalisticamente abituati e invece di contare i morti ogni 100mila abitanti, si preferisce parlare delle reazioni avverse ogni 10 milioni di vaccinati.
Quando tutto sarà finito ci ritroveremo con un debito pari al 200% del PIL: qualcuno pagherà. I nostri figli di sicuro, ma anche noi è bene che cominciamo ad allenarci a tenere lo sfintere ben stretto!
Di sicuro Travaglio chiederà la testa di Figliuolo per non aver saputo recuperare in qualche settimana i mesi persi da Arcuri, che invece riceverà l’aureola: solo gli allocchi che credono che la povertà possa essere abolita per decreto, possono pretendere che ritardi di mesi e mesi possano essere recuperati in qualche settimana.